SANTA TERESA. Restaurata L’estasi di luce, di Carlo Alberto Bucci (La Repubblica, 26-11-2015)

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È il semaforo, e i motori accesi a sputare veleno, il primo nemico delle opere di Santa Maria della Vittoria. Sarebbe anche bastato avere sagrestani liberi di passare il piumino ogni tanto sui marmi impolverati, «ma le norme non lo permettono più ed ecco allora che dobbiamo intervenire noi», si lamenta Sante Guido, conscio che la manutenzione permetterebbe di evitare i restauri. Un intervento che permette anche di fare nuove conoscenze sui materiali del cantiere berniniano. «È nei dettagli delle parti meno note ed eclatanti del capolavoro di Bernini che si apprezzano meglio i suoi colpi di teatro», s’infervora Sante Guido, che si è concentrato sulle figure dei committenti che, nei loro palchetti teatrali, assistono da quattro secoli alla scena del dardo dell’amor di Dio che trafigge la mistica spagnola. «Nelle parti laterali tutto è artificio: la finta nicchia, illusionistica la prospettiva che “buca” il muro in profondità e finto è il timpano sul quale un angioletto, che mima una scultura, appare seduto. Ebbene in questi stucchi a finto travertino i lavori erano più urgenti, indispensabili» aggiunge Sante Guido. Con il collega Mantella, il restauratore è interventuto anche sul pavimento della cappella Cornaro («vi appaiono due scheletri come memento mori e primo punto dell’ascesa che passa per santa Teresa e arriva allo Spirito Santo sulla volta») ma anche sull’architettura («come le lesene di marmo nero, un capolavoro di illusionismo alla rovescia poiché, per come sono concepite, invece di dilatare lo spazio lo avvicinano, tramite la contrazione »). Bernini per i Cornaro scolpì anche la luce. «Peccato però che le vetrate “colorate” del ‘900 abbiano spento quell’incanto luminoso che giungeva dall’alto, ma anche dai vetri bianchi della cappella opposta di san Giuseppe», rivela (e s’illumina) Sante Guido.

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