Se “l’essere umano crea il territorio dando il nome alle cose”, Luca Vitone arriva direttamente dai personaggi delle Vie dei Canti di Chatwin. E per la mostra “Berlino 192010” in corso alla storica Galleria de’ Foscherari di Bologna, lo troviamo nominare una per una tutte le attività umane e le insegne delle strade di Berlino. Nel video, in cui canticchia in soggettiva l’attraversamento della ex-Berlino orientale da nord a sud, Vitone si sofferma sui dettagli portati dal cambiamento. E in galleria, insieme alle sue mappe, finestre e giostre, in un passaggio senza tempo, incontra il pittore più polemico della Repubblica di Weimar, George Grosz.
Con l’obiettivo di mettere a confronto due immagini diverse di Berlino, dalla Repubblica di Weimar a quella della caduta del muro, Luca Vitone dialoga insieme a un olio, a preziosi disegni e agli acquerelli di Grosz. Ma è sulla via dell’ironia più scanzonata e ridanciana che il suo “Zukunft Glanz” (splendore del futuro) si afferma e sconfigge i mostri della Germania cantati da Grosz. Responsabili tutti della tragedia che aveva portato alla Prima Guerra Mondiale, per Grosz nessuno si salva, politici, clero, insegnanti e intellettuali. Solo l’artista ne è fuori e osserva incredulo il vento del nazismo che avanza con il suo canto di paura e orrore. Vitone invece fa un’operazione opposta, e mentre cancella i nomi delle località dalla cartina, come a significare l’impossibilità di conoscere un luogo, nel video enumera, elenca, per compensazione insegne e nomi di cose.
La Berlino di Grosz è data nuda e cruda, con Nuova Oggettività; Vitone al contrario la ricrea attraverso gli elementi più quotidiani: la voce, i fiori, la giostra di bici, le strade. E inserisce la cartina. Perché un luogo prende significato quando lo attraversi, quando riattraversi uno spazio e te ne appropri, nominandolo. Simile a un poppante che crescendo impara a conoscere e a nominare le cose, Vitone, man mano che le tocca e le vede, impara una lingua nuova e quindi una città sconosciuta. Ma qual è questa lingua che dà il nome alle cose? Qual è la città? Se dal passato possiamo finalmente conoscere i connotati della realtà e decifrare il significato del mondo, le mappe del nostro tempo non sono che documenti falsati e ingannevoli. E allora non resta che cercare una lente che dilati ingrandendo la mappa e l’orizzonte.