ANTONIO SANFILIPPO, uno di quei pittori “formalisti e marxisti”… Un’importante mostra alla galleria Lo Scudo di Verona, di Roberto Gramiccia

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Quella di Antonio Sanfilippo è stata una parabola esistenziale e artistica forse troppo breve per poter mettere a disposizione gli esiti definitivi di una ricerca di primissima qualità, nell’ambito della esperienza aniconica italiana ed europea distesasi lungo i decenni cruciali che seguirono la seconda guerra mondiale. Sanfilippo, infatti, che era nato in provincia di Trapani nel 1923, se ne andò prematuramente a causa di un incidente stradale nel 1980, proprio nel momento della sua piena maturità, a soli 56 anni. Forse è questo uno dei motivi della sua ancora non compiuta e definitiva valorizzazione. Non il più importante – pensiamo – se si riflette sul destino analogo che è toccato e che tocca ad altri giganti dell’Astrattismo italiano come Giulio Turcato e, tutto sommato, anche alla non ancora risolutiva consacrazione di un’altra grande artista come Carla Accardi – che fu sua compagna di strada e di vita. Certo quest’ultima, che fortunatamente tanti decenni è sopravvissuta al marito, ha potuto godere di un’attenzione molto maggiore rispetto a lui. Ma riteniamo non ancora all’altezza (parlo anche in termini di quotazioni) della rilevanza del suo ruolo all’interno di quella grande corrente europea che fu definita Informale segnico e che tanto segnò gli anni del dopo guerra: i magnifici Cinquanta e Sessanta. È anche in ragione di questi ritardi che appare opportuna e benemerita la proposta de Lo Scudo di Verona di proporre la mostra dal titolo Antonio Sanfilippo, segno e immagine. Dipinti 1951-1960, curata da Fabrizio D’Amico e Francesco Tedeschi, che dal 12 dicembre sino al 31 marzo 2016, sarà visitabile negli spazi di questa prestigiosa galleria di Verona.

 

ANTONIO_SANFILIPPO_56Fra i molti motivi che ci rendono familiare e amabile la figura e l’opera di Sanfilippo, non c’è solo la predilezione per le sue opere e per molte di quelle di quel fantastico ventennio. Ma anche la possibilità attraverso la storia del gruppo Forma 1, da lui fondato nel 1948 insieme a sua moglie, a Turcato Dorazio Consagra Guerrini e Attardi, di dimostrare il ruolo svolto in quel periodo dalla Sinistra culturale (che allora coincideva in gran parte con il Partito comunista italiano). Non solo e non tanto perché il manifesto di questa compagine, destinata a fare la storia dell’astrattismo italiano di quegli anni inizia, con le parole destinate a diventare celebri: “Noi ci proclamiamo formalisti e marxisti, convinti che i termini formalisti e marxisti non siano inconciliabili”. E nemmeno per il fatto che tutti questi artisti, come la maggior parte degli altri aderiva a quel partito. Quanto per una circostanza che quasi nessuno conosce. Proprio in quegli anni (1947) si svolse il Festival internazionale della gioventù, il primo di una lunga serie, nella città di Praga. Ebbene la delegazione italiana di artisti selezionata dal PCI e guidata da Enrico e Giovanni Berlinguer rappresentava ampiamente il Gruppo Forma 1. Come si vede gli autori più d’avanguardia venivano sin da giovanissimi fatti oggetto di attenzione anche se non dipingevano come Guttuso. Naturalmente questo non cancella quei pronunciamenti di Roderigo di Castiglia (Togliatti) sull’arte astratta che avremmo preferito non leggere. Ma contribuisce di certo a problematizzare un periodo che è stato inghiottito da un interessato oblio, cancellando o peggio banalizzando ogni merito culturale acquisito da figure e apparati oggi dimenticati e/o vilipesi. Non resistiamo a questo punto alla tentazione di ricordare che una delle prime collettive di Mario Schifano fu realizzata nel 1960 nella sezione di Cinecittà del PCI, diretta da un segretario che rispondeva al nome di Otello Angeli: sì…proprio il fratello di Franco. In quell’occasione a Schifano fu assegnato il primo premio.

Ritornando alla mostra, non si può non apprezzare la scelta di proporre una selezione di 36 lavori eseguiti fra il 1951 e il 1960, realizzata in collaborazione con l’Archivio Accardi San Filippo. Una selezione centrata su una delle stagioni più intensamente creative di questo artista, che lo condusse ad essere inserito nel novero di quella cerchia di pittori per i quali Michel Tapié coniò il termine felice di Art autre. Esthétique en devenir del 1956 e Morphologie autre sono i testi che misero a punto le riflessioni di Tapié, promotore delle molte rassegne nelle quali Sanfilippo fu chiamato, in quegli anni, ad esporre accanto a grandi pittori europei, giapponesi e americani. I tre segmenti della mostra riferiscono dell’elaborazione di un segno finalmente liberatosi dalle rigidità delle precedenti declinazioni geometriche. Segno e immagine, come dirà Cesare Brandi nel noto saggio del 1960, una coppia indissolubile che testimonia di una ricerca in equilibrio fra spontaneità e controllo, fra libertà espressiva e disciplina, fra apollineo e dionisiaco.

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5 Comments

  1. Simone Oggionni

    Artisti straordinari per tempi straordinari. Spetta a noi custodire la memoria e soprattutto rinnovare uno spirito culturale e politico che renda possibili nuovi stimoli e nuove produzioni all’altezza di giganti come Sanfilippo. Verrò sicuramente a Verona. Grazie a Roberto Gramiccia per l’articolo e il suggerimento.

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  2. Giuseppe Modica

    Fa bene la Galleria Lo Scudo a porre l’attenzione su Sanfilippo maestro storico di Forma uno,artista singolare , dimenticato e molto sottovalutato. Nella sua scrittura pittorica c’è un’energia ritmica ed una tensione dinamica inedita che ne fanno un artista unico e memorabile.
    Grazie anche a Gramiccia per la suo bel intervento ed il suo entusiasmo.

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  3. sandro sanna

    Il puntuale scritto di Roberto Gramiccia, sulla bella mostra di Antonio Sanfilippo alla Scudo di Verona,
    pone l’accento sull’impegno degli intellettuali e nello specifico degli artisti , che in quegli anni oltre a dare un forte contributo all’innovazione dei linguaggi, partecipavano con altrettanta forza e visibilità al dibattito sociale e politico. Bei tempi…, data l’attuale assenza di contrapposizione ideologica.
    Sandro Sanna

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  4. Nunzio Solendo

    Carissimo Roberto Gramiccia ,
    una efficace e sentimentale foto storica del gruppo dei determinati creativi che diedero una prima assoluta formalità al proprio lavoro individuale e collettivo in una determinata visione politica riconducibile alla Quarta Internazionale e nel contesto culturale prevalente l’efficace egemonia del combattente e glorioso Partito Comunista Italiano della Resistenza antifascista e poi antimperialista . Nella foto ho riconosciuto miei importanti amici : Ugo Attardi e Achille Perilli .
    Comunque sia , il tuo testo per la memoria e la storia creativa ed umana dell’Artista Antonio Sanfilippo è puntuale ed efficacemente descrittiva su tutti i punti di vista . Come sempre sei un compagno emerito per il libero pensiero dell’Arte e della Storia dell’Arte .
    Un fraterno abbraccio e tanti cari auguri .
    Nunzio Solendo

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