PAOLO AITA risponde alle cinque domande di Hidalgo

1495906_444032502409476_1782260657_oPaolo Aita, critico d’arte di origine calabrese, ha avuto una formazione multi-disciplinare terminata con una Laurea in Lettere a Pisa. Insegna materie di Storia dell’arte presso l’Accademia di belle arti di Catanzaro. Ha pubblicato Le voci dei mestieri (racconti, 1993); Intimo giorno (poesie, 1994); Estratti dal buio (poesie e aforismi, 2004), Sulla perplessità (estetica, 2010); Accanto al meno (arte contemporanea, 2012), Dove l’acqua riposa (2014). Ha realizzato sette cicli di trasmissioni per Radio Vaticana. In ambito musicale, ha scritto Pagine sonore, sui rapporti tra il romanzo e la musica, è del 2015. Ha realizzato in CD due antologie di musica classica su licenza Hyperion e un’antologia di musica per Volume! (Roma). I suoi articoli sono stati pubblicati nella rivista internazionale di studi musicali Diastema, Suono, ed altre. E’ redattore presso le riviste Arte e critica, Segno, Exibart. Ha scritto per i cataloghi dei maggiori artisti italiani contemporanei (Giuseppe Salvatori, Felice Levini, Elvio Chiricozzi, Carla Accardi, Lucilla Catania, Cesare Berlingeri, Pietro Fortuna, Roberto Pietrosanti ecc.). Ha tenuto un corso di lezioni alla RUFA, Accademia di Roma. Ha realizzato una mostra per il Ministero degli Esteri a Jakarta, numerose mostre per il comune e l’università di Cosenza. Ha realizzato circa cinquanta mostre in gallerie private in tutta Italia. Ha fondato le riviste Inonija e Smerilliana. I suoi scritti sono stati pubblicati dall’Università di Madrid e apparsi su L’immaginazione, Millepiani, ed altre.

Qual è il ruolo della comunicazione, anzi dell’ipercomunicazione tipica dei nostri tempi, nel condizionare le dinamiche del mondo dell’arte?

La comunicazione, sebbene sovrabbondante, non è mai dannosa. Occorre riflettere, però, su cosa si porta all’attenzione, e come ci si relaziona con l’opera o l’evento. Purtroppo sta venendo sempre meno il livello superiore alla comunicazione, ovvero lo studio.

In che misura e in che modo la crisi economica e di valori che attraversa l’intero Occidente riverbera e influisce sull’arte contemporanea?

Anche il Rinascimento a Firenze dal punto di vista economico fu un periodo di crisi… L’Occidente non parla d’altro. Il Capitalismo è perennemente in crisi, così ci chiede, e ottiene, il nostro sostegno. Chiedo scusa, ma voi non siete in crisi? E se la risposta fosse no, come fate a non esserlo? (lo chiedo affinché, sapendolo, possa uscire dalla mia…).

Esiste ancora una autonomia e un ruolo per il critico d’arte?

Mai esistita. Chi non percepisce le costrizioni sottili di questo mondo, le alimenta.

Che ruolo gioca il sistema dell’arte nella selezione delle figure più influenti e di successo?

E’ un unico universo culturale, un sistema, appunto, che si deve auto-difendere.

Quali ti sembrano le figure di intellettuali (curatori, direttori di museo, filosofi) prestati all’arte di maggiore interesse ?

Non è una questione di categorie, al limite di zone di influenza o di numero di riceventi un messaggio. In ogni caso, le categorie professionali sono molto mobili e labili nel mondo dell’arte, per fortuna, sebbene non sappia quanti, mentalmente le abbiano abolite.

 

 

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