STELLA SANTACATTERINA risponde alle cinque domande di Hidalgo

Un’altra autorevole voce internazionale nel coro dei protagonisti della nostra rubrica “Le cinque domande di hidalgo”. A chiudere un anno denso di contributi Stella Santacatterina, critico e storico dell’arte calabrese, naturalizzata inglese. Vive e lavora a Londra dal 1989. Numerosissimi i suoi lavori editoriali e curatoriali, le collaborazioni con le Università di Londra, Roma, Glasgow, Amsterdam ed altre. La sua attività è incentrata nella promozione del dibattito fra arte inglese e arte italiana.

 

Qual è il ruolo della comunicazione, anzi dell’iper comunicazione tipica dei nostri tempi, nel condizionare le dinamiche del mondo dell’arte?

La comunicazione ha avuto da sempre un ruolo fondamentale per l’arte, in particolare per le arti visive. È stato sempre importante il confronto, la comunicazione con il mondo esterno del prodotto artistico per la sua fruizione e diffusione. Nella nostra epoca, il fenomeno della iper comunicazione continua (e per iper comunicazione intendo abbondanza di immagini e di informazioni di ogni tipo che si accavallano l’una sull’altra) ed ha indubbiamente provocato profonde mutazioni nel nostro modo di percepire le cose e di porci di fronte alla realtà. Iper comunicazione che corrisponde spesso a disinformazione/paralisi del pensiero. Questo naturalmente ha investito anche il mondo dell’arte che, se da un lato ha suscitato l’interesse da parte di un pubblico più vasto, dall’altro questa quantità è stata a discapito della qualità. E siccome viviamo in una società capitalistica, consumistica, che impone sempre di più l’arte come merce, e quindi il gioco della pubblicità, il gioco del consumo e delle quotazioni in borsa fa sì che i valori artistici reali siano soffocati da quelli mercantili, portando a un abbassamento del livello di comunicazione che investe anche le istituzioni e che diventa informazione pubblicitaria.

 

In che misura e in che modo la crisi economica e di valori che attraversa l’intero occidente riverbera e influisce sull’arte contemporanea?

Questa crisi di valori e quindi anche economica che sta attraversando l’occidente si riverbera sull’arte, e in particolare su quella contemporanea, che viene considerata esclusivamente un valore finanziario dove più volte valore economico e valore dell’opera non coincidono. E per paradosso sempre più spesso assistiamo ad un’esibizione di costosa povertà e opulenta miseria.

 

Esiste ancora un’autonomia e un ruolo per il critico d’arte?

Il rapporto fra opera d’arte e critico è un rapporto molto importante per ambo le parti, soprattutto se inteso come possibilità di analisi e scambio reciproco, ognuno nella propria autonomia di linguaggio e di responsabilità professionale. Oggi è sempre più difficile mantenere questo rapporto di indipendenza e non assecondare un sistema sempre più limitante e super organizzato con le proprie regole. Senza dubbio stiamo attraversando un momento storico particolare, ma rimango convinta che sia per l’artista che per il critico c’è una resistenza a identificarsi completamente a queste logiche del sistema; proprio per queste ragioni, oggi più che mai, il ruolo del critico diventa ancor più rilevante.

 

Che ruolo gioca il sistema dell’arte nella selezione delle figure influenti e di successo?

In questo momento il sistema dell’arte dominante, come ho accennato sopra, è un sistema subordinato alle logiche di mercato. Pertanto, la selezione delle figure influenti e di successo spesso nasce e si crea all’interno di queste stesse logiche, che poi vengono consolidate da tutto un sistema dell’arte sempre meno indipendente nel fare delle proposte valide , di qualità di produzione e di confronto culturale,  visti anche i continui tagli ai fondi da parte dei governi.

 

Quali ti sembrano le figure intellettuali (curatori, direttori di musei, filosofi) prestati all’arte di maggiore interesse?

Io ho sempre cercato un confronto diretto con gli artisti, il più possibile leale e nel rispetto reciproco. Premesso questo, tante sono le figure intellettuali che in questa mia attività di critico d’arte mi hanno interessato e che ho approfondito con interesse, da Emilio Villa a Cesare Brandi, Carla Lonzi, poi naturalmente Menna e Achille Bonito Oliva che ho seguito con interesse e poi ho avuto la fortuna di conoscere personalmente. Mentre una delle persone che ha suscitato in me interesse nel mondo dell’arte inglese è stato Pierre Rouve.

 

 

Stella Santacatterina è un curatore, lettore e critico italiano trasferitosi a Londra nel 1989 per un progetto curatoriale commissionato da Mystfest Ghost Photography: The Illusion of the Visible, sull’arte e la fotografica inglese (catalogo Edea Books). Ha curato numerose mostre d’arte inglese in Gran Bretagna e in altri paesi europei. E’ stata protagonista della vita culturale italiana e inglese per molti anni, promuovendo il dibattito culturale fra i due paesi.

Ha collaborato con le Università di Roma, Londra, Glasgow, Amsterdam e molte altre. Scrive per prestigiose riviste quali Portfolio, Third text, Oxford Journal of Philosophy, Flash Art International, ESTETICA, Studi e Ricerche (Advisory Editorial Board), PAROL Quaderni d’arte e di epistemologia (AdvisoryEditorial Board), PSICHE, Rivista di Cultura Psychoanalytic, Edizioni BORLA s.r.l.

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