PIETRO RUFFO risponde alle cinque domande di Hidalgo

Foto di Ruggero Passeri

Hidalgoarte è onorata di pubblicare l’intervista a uno dei giovani artisti internazionali più interessanti e talentuosi del panorama contemporaneo: Pietro Ruffo.

Numerosi gli spazi, museali e privati, che ospitano ed hanno ospitato i suoi lavori. Dalla Gnam al Macro di Roma, dal MAXXI a numerosi spazi privati come quello prestigioso di Lorcan O’Neill, accanto a realtà internazionali sparse per il mondo: Londra, Los Angeles, New York, Calcutta, Taiwan.

La sua cultura umanistica e filosofico-giuridica (sono a lui care le grandi tematiche legate al concetto di libertà e di rispetto della dignità umana, minacciate dal sistema dello sfruttamento capitalistico)  e la sua formazione di architetto si concentrano nell’attenzione meticolosa al progetto, quindi al disegno. Le sue tele nascono bidimensionali per poi lentamente “levitare”, attraverso sottili stratificazioni plastiche che raccontano l’uomo e  la sua storia nel mondo.

 

Qual è il ruolo della comunicazione, anzi dell’ipercomunicazione tipica dei nostri tempi, nel condizionare le dinamiche del mondo dell’arte?

Penso che l’ipercomunicazione abbia  prodotto tante conseguenze anche nel mondo dell’arte. Sicuramente non esiste più un centro come lo è stato durante la storia dell’arte che ha sempre seguito i luoghi del potere. Prima l’antica Grecia poi Roma, poi nei secoli Firenze, Venezia, Amsterdam, Parigi, nel dopoguerra New York, poi forse Londra, e ora? Ora un artista può essere dislocato in qualsiasi parte del mondo e far conoscere il proprio lavoro. Questo cambia completamente le dinamiche del sistema dell’arte. Nel nostro piccolo, basti pensare che una delle gallerie italiane  più importanti ha la sua sede principale San Giminiano, un comune italiano di 7.777 abitanti.

 

In che misura e in che modo la crisi economica e di valori che attraversa l’intero Occidente riverbera e influisce sull’arte contemporanea?

L’arte è sempre stata uno specchio del mondo che la circonda. Non credo che l’Occidente stia attraversando una crisi di valori o economica più grave di altri periodi storici. Bisogna avere uno sguardo un po’ più distante rispetto all’attualità e, grazie al lavoro, poter ragionare su alcune tematiche che riteniamo importanti.

 

Esiste ancora una autonomia e un ruolo per il critico d’arte?

Il ruolo del critico d’arte è cambiato in modo camaleontico e molto velocemente negli ultimi anni: da studioso di biblioteca a mega star, e oggi? Non so dare una risposta è un ruolo che non è il mio. Sono sicuro che i giovani critici avranno ancora modi diversi di inserirsi nei meccanismi dell’arte e sono sempre pronto alla collaborazione, ma per un artista l’importante è il lavoro, che si svolge in modo quotidiano nello studio.

 

Che ruolo gioca il sistema dell’arte nella selezione delle figure più influenti e di successo?

Non penso che ci sia una regola. Come diceva un amico e maestro qui al Pastificio Cerere, fare l’artista non è come fare la fila alla posta, che prima o poi arriva il tuo turno. Il ‘successo’ di un artista è decretato da mille fattori, ma (forse in modo ingenuo) SONO ANCORA CONVINTO che la serietà della ricerca e del lavoro porti sempre dei frutti, a volte acerbi, o troppo maturi, altre volte velenosi ma sempre interessanti da assaggiare.

 

Quali ti sembrano le figure di intellettuali (curatori, direttori di museo, filosofi) prestati all’arte di maggiore interesse ?

Isaiah Berlin (Riga, 6 giugno 1909 – Oxford, 5 novembre 1997) è un filosofo, che amo molto anche se non si è mai occupato di arte ma bensì di libertà ha influenzato molto il mio lavoro.

 

Pietro Ruffo

Nato a Roma nel 1978, Pietro Ruffo è laureato in architettura, è stato titolare di una borsa di ricerca presso L’italian Accademy for advanced studies at Columbia University, New York per l’anno 2010- 2011, ha vinto nel 2009 il Premio Cairo e nel 2010 Ha vinto il premio New York, residente nel 2010 presso l’ I.S.C.P. The International Studio & Curatorial Program New York, residente nel 2012 presso la Nirox Foundation Johannesburg Sud Africa, e nel 2013 presso la Fountainhead residency programm di Miami. L’arte di Ruffo è legata agli elementi base della sua formazione da architetto: il progetto, la carta e il disegno. Ogni sua opera, infatti, ha origine da una meticolosa progettazione, attenta al minimo dettaglio, e prende forma sul foglio attraverso il segno delicato ma incisivo. Tuttavia, non conserva la bidimensionalità di una tavola poiché la carta, intagliata, acquista la terza dimensione. Ne risulta un lavoro stratificato, dalle molteplici letture visive e semantiche che indagano i grandi temi della storia universale, in particolare la libertà e la dignità del singolo individuo costantemente minacciate dalla massificazione in atto nella società contemporanea.

Tra le principali mostre personali e collettive si ricordano:

SPAD SVII Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; TERRA INCOGNITA, IIC Delhi, Calcutta, BREVE STORIA DEL RESTO DEL MONDO, Fondazione Puglisi Cosentino, Catania, The political gymnasium -Blain Southern London, A complex istant -Moscow, special project per la quarta biennale di Mosca; M.A.M.B.O Museo d’arte moderna Bologna; Irhal Irhal -Galleria Lorcan O’Neill Roma; MAXXI, Roma; Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; Istituto Italiano di Cultura Los Angeles; Centro arti visive Pescheria, Pesaro; M.A.R. Museo d’Arte della città di Ravenna; M.A.D Museum of art and design New York; MACRO Museo d’arte contemporanea comune di Roma; TEA, Tenerife Espacio de Las Artes, Islas Canarias Spagna; Kaoshiung Museum of Fine Arts, Taiwan; Taichung Creative Cultural Park, Taiwan, Cassina Show room, NewYork.

 

http://www.pietroruffo.com/

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