NOTTURNI E FLESSUOSITA’ PARMENSI ALLO SPECCHIO. Correggio e Parmigianino alle Scuderie del Quirinale, di Anna de Fazio Siciliano

anteaSommessi e abbacinati da improvvisi bagliori, i notturni di Correggio simili alle notti passate sulle note di Chopin, rilucono tra le sale delle Scuderie. Estenuate invece e perturbanti le lunghe linee delle pitture del Parmigianino saranno accompagnate dal prossimo 10 aprile da uno dei massimi capolavori dell’artista, la Madonna di San Zaccaria (ancora a Venezia per la mostra su Schiavone). Fino al 26 giugno la mostra realizzata in soli 18 mesi e curata dall’inglese (!) Eskserdjian offre un punto di vista doppio sugli sviluppi della scuola parmense in Italia. Il tragitto allestitivo, seguendo il progredire della loro tecnica pittorica, parte dalle monumentali ante d’organo della chiesa della Madonna della Steccata, alle primizie di Correggio e la sua ancora mantegnesca Madonna Barrymore, per toccare attraverso molteplici passaggi la fase più estrema della loro produzione: il Matrimonio mistico di santa Caterina del Parmigianino e i suoi delicati studi in matita rossa; dalle prime opere quindi a quelle della maturità quando già si parlava di forme proto-barocche o rococò come il caso eclatante della Danae la sua mollezza dorata. Il dialogo tra i due è un gioco di specchi; sullo sfondo si vede Parma con l’importanza del suo ducato Farnese, ma si profila anche all’orizzonte lo spettro della discesa dei Lanzichenecchi su Roma e la diaspora degli artisti che in quegli anni significò la nascita artistica dei centri minori e la diffusione in tutto il territorio italiano. Intrecciati l’uno all’altro (anche se è soprattutto Parmigianino a seguire Correggio) il legame sarà spezzato proprio dopo il 1527 quando Correggio come ci dice Vasari arriva nella capitale dove (come si vedrà subito nella Camera di San Paolo) apprenderà i moduli della Grande Maniera di Raffaello e Michelangelo, ma con una nota più poetica e una profusione ovattata di nuvole che tanto lo distingue da altri.

sposa turcaTra le preziosità della mostra va senz’altro indicata la cosiddetta “Sposa turca”, che però non è né una sposa né turca ma con ogni probabilità una delle donne più belle ma sconosciute di Parma. Densa di prestiti eccezionali e prestigiosi come quelle provenienti da San Pietroburgo o dalla vicina Galleria Borghese, tra opere mitologiche e ritratti, tavole notturne e donne riccamente abbigliate come Antea, la Pallade Atena e la sensuale Lucrezia col pugnale, la mostra offre spunti inediti per via dei minori come Bedoli e Anselmi o Giorgio Gandini del Grano che sorprendono con la loro impeccabile tecnica. Una sezione a parte è dedicata alla vasta produzione di opere grafiche come le splendide sanguigne di volti, parti architettoniche ma anche puri divertissement come il disegno di una cagnetta incinta. A smentire insomma ancora una volta i compartimenti stagni della storia dell’arte, Parma, un piccolo centro emiliano, grazie a Correggio e Parmigianino, a dispetto delle grandi scuole toscane o romane, si insinua nel solco della storia facendo una spietata concorrenza ai grandi poli dell’arte italiana.

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