Di cosa è fatta la Speranza?

di Giulia Del Papa

Di cosa è fatta la Speranza? questa è la domanda che Roberta Maola porrà il 21 e 22 Dicembre prossimi a tutti i visitatori del Macro Asilo, nel corso del suo progetto artistico ospitato all’interno della Black Room Sola lì rimase Speranza.

Una domanda concreta, un “cosa” che richiama l’essere tangibile del reale per un valore, la speranza, tra i più astratti dell’umanità. Non sorprende questa scelta: guardando al percorso svolto fin qui dall’artista è evidente come il paradosso, o più correttamente la “dissonanza cognitiva” come lei stessa indica, sia alla base della sua ricerca artistica. Per il Macro Asilo, dunque, Roberta Maola propone uno dei suoi disegni a matita su carta, Empatia – Oggetto smarrito, per metterlo in relazione con il pubblico attraverso un’installazione interattiva. Un “esercizio di partecipazione e creazione congiunta dell’opera” come specifica Beatriz Leal Riesco nel suo testo critico, in cui sottolinea come il progetto nasca “dall’esigenza dell’artista di ricercare risposte collettive al periodo storico complesso in cui viviamo”. L’oggetto, quel vaso in cristallo di Boemia che Maola ha raffigurato nel suo incessante lavoro con la matita, con cura minuziosa di particolari, quasi cesellando luci e ombre, diviene vaso di Pandora che, svuotato dei mali per un gesto avventato, si chiede qui di riempire per significare umanamente ciò che invece si era conservato.

Se questo progetto svela in concretezza la partecipazione attiva dei visitatori, che divengono in tutto e per tutto coautori dell’opera installativa, la ricerca dell’artista non è mai stata avulsa dal coinvolgimento dell’osservatore. Chi, come me, conosce il suo lavoro, sa bene il grado di interazione che le opere evocano con chi le guarda. Quegli oggetti, sempre attentamente scelti e studiati nella composizione, realizzati con la massima cura nella resa di dettagli, luci, ombre e toni chiaroscurali, sono divenuti di volta in volta correlativi oggettivi di valori e tematiche diffusi e discussi a livello sociale. Attenta osservatrice del reale, Maola indaga e svela ciò che nella frenesia contemporanea sembra essersi perso. A titolo meramente esemplificativo, piccoli vasi in vetro divengono contenitori di elisir come amore, successo e felicità; preziose confettiere in cristallo di Boemia celano e mantengono sogni, speranza ed empatia; la rosa bianca, esposta in una bottiglia di acido muriatico, su un piattino con forchetta di Ikea oppure su un piccolo divano stile classico, ci racconta le storie di violenza sulle donne, oggetto di cronaca tristemente quotidiana. È così, dunque, che si sostanzia il realismo e l’attualità di Roberta Maola, raffinata disegnatrice e pittrice che col fascino della perizia tecnica cattura l’osservatore per sollevarlo su un livello di riflessione più intimo, perché condiviso e comune alla società in cui vive. Composizioni “dissonanti” e quel tratto di matita fluido ma deciso, netto e pulito, definiscono opere che sembrano andare oltre il reale, che stupiscono lo spettatore per il grado di precisione formale e in ultimo lo coinvolgono per la forza delle idee che evocano.

La conoscenza e la condivisione di tanti progetti e idee, certamente muove i miei pensieri e le mie parole. Ed è proprio per tale motivo che invito tutti a partecipare a questo nuovo progetto, che vivifica nella collettività l’opera disegno. Per questo dunque, non posso non condividere le parole conclusive di Beatriz Leal Riesco quando scrive che Roberta Maola “compie con questo progetto un passo in avanti, dimostrando la sincronia dell’artista con il suo tempo e collocandola al centro, affinché in futuro possa occupare differenti spazi di riflessione e di esercizio della democrazia diretta”.

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