Valeriano Ciai 1928 – 2013. Segni e Memorie, di Giulia Del Papa

3_valeriano-ciaiIl 15 settembre 2016 si è inaugurata nel Museo di Roma in Trastevere la retrospettiva sul pittore romano Valeriano Ciai. Il progetto di Claudio Zambianchi e Alice Mirti ripercorre, attraverso una trentina opere dal 1958 al 2010, l’itinerario di un maestro della figurazione romana del secondo ‘900.

Un artista “di carattere posato ed equilibrato, corroso da un’insoddisfazione perenne, che lo portava a riprendere per mesi e anche anni i suoi dipinti, fino a quando non li riteneva finiti”, così lo ricordava Giorgio Di Genova in occasione della scomparsa dell’artista nel 2013 all’età di 84 anni.

Valeriano Ciai ha sempre lavorato appartato e senza clamori, partecipando tra la fine degli anni Cinquanta e Settanta a una vicenda significativa, seppur meno nota, nel contesto della figurazione italiana e in particolare romana.

La sua è stata la generazione di quei giovani artisti militanti nella sinistra politica, insoddisfatti dal realismo sociale del Partito Comunista Italiano; poco inclini all’esperienza informale, che proprio in quegli anni si stava esaurendo; neppure attratti dalle espressioni degli artisti di Piazza del Popolo. Molti di questi giovani artisti scelsero di mantenersi sulla via del figurativo provando ad arricchirlo di quegli umori esistenziali ereditati dagli anni dell’informale, senza mai rinunciare al confronto diretto con la realtà, considerata come il punto d’origine della vita intellettuale e creativa.

Ciai riveste un ruolo di spicco nella pittura di quegli anni per le modalità espressive sperimentate lungo tutto il suo percorso artistico. Passando attraverso l’esperienza del Collettivo Il Girasole (di cui è fondatore nella metà degli anni Sessanta) e una fase di pittura quasi astratta, la sua arte approda a una sorta di realismo “esistenziale”.

Come sottolineano i curatori, Ciai giunge infine ad un’evocazione delicata e lirica della realtà, presentata quest’ultima in una dimensione non di osservazione ma di immaginazione e di memoria.

La retrospettiva ha l’intento di mostrare i fondamentali momenti di passaggio nella pittura di Ciai, che gira intorno a pochi temi fondamentali: la figura umana e il paesaggio urbano.

“La Roma odierna è, per me, fonte di disagio. Lo stesso d’altra parte, che traspare evidente dalla mia pittura. Che è tutta un intreccio di linee. Che non ammette, neppure per gli alberi, colori diversi da quelli calcinati, tutti improntati a tonalità alte e fredde.”

Con queste parole Ciai esprime la propria riflessione sulla realtà che vede e che vive, nel continuo lavoro di elaborazione e traduzione in espressione artistica. Accanto a opere che rappresentano la città come un groviglio di segni che si dipanano sulla tela, troviamo figure umane delineate da segni che solcano visibilmente la superficie pittorica. Oppure ancora tele dal sapore più astratto, nate dalla sovrappozione di stesure di colore reso meticolasamente liscio. Da queste immagini traspaiono le sue emozioni nei confronti di una realtà e una condizione umana dolente, risultato dell’alienazione provocata dal capitalismo.

La produzione pittorica è accompagnata da numerosi disegni e incisioni, perlopiù calcografiche, in cui l’artista traduce nel bianco e nero dei segni i valori tonali della pittura. In coincidenza con la mostra nel Museo di Roma in Trastevere, dal 6 al 28 ottobre prossimi sarà esposta una scelta di incisioni e disegni nella mostra Valeriano Ciai. Opere grafiche, presso il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea (MLAC).

 

 

 

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