Lo Zero è arte con MAKI NAKAMURA

di P.C., Il Tirreno Carrara, 21 settembre 2022

In mostra a Bassano in Teverina l’opera della scultrice carrarese di adozione.

Carrara. La scultrice giapponese Maki Nakamura, carrarese di adozione, è stat scelta quest’anno, assieme ad altri due artisti, per la collocazione di una sua opera nel Parco Internazionale di Scultura Contemporanea a Bassano in Teverina (Vt) visitabile fino al 30 ottobre. L’opera in travertino a ha per tema lo “Zero”: questo glorioso ed antico numero trattato dagli assiro-babilonesi, egiziani e anche greci e romani che però non apprezzarono il valore matematico non potendo pensare a qualcosa di vuoto: “horror vacui” che si combinava anche con l’ateismo, e perciò non accettato dalle civiltà classiche. Fu il pensiero meditativo orientale, e lo è ancora, a pensare lo “Shunya”: vuoto, vuotezza o niente sia stato di pace “zen”.

L’uso dello zero come numero in sé è stata un’introduzione relativamente recente nella matematica, che si deve agli indiani, anche se gli antichi popoli mesoamericani arrivarono al concetto di zero indipendentemente. La prima menzione dello zero risale al matematico Jinabadra Gani, in India nel VI secolo. Poi Brahmagupta nel 628 sempre in India, nel tempio Chaturbhuj, all’iterno del Forte Gwalior, ha lasciato la prima rappresentazione dello zero.

Gli arabi appresero dagli indiani il sistema di numerazione decimale posizionale e lo trasmisero agli europei durante il Medioevo (perciò ancora oggi in Occidente i numeri scritti con questo sistema sono detti numeri arabi).

Essi chiamavano lo zero sifr: questo termine significa “vuoto”. Fu in particolare Leonardo Fibonacci a far conoscere la numerazione posizionale in Europa: nel suo Liber Abacci pubblicato nel 1202, egli tradusse sifr in zephirum; da questo si ebbe il veneziano zevero e quindi l’italiano zero.

La scultura di Maki che sorge nel boschetto di Bassano in Teverina sembra un animato Elfi, un dispettoso, divertente folletto che, come lo “Zero”, annulla i prodotti, rende impossibili i rapporti che lo vedono come divisore di un numero diverso da se stesso., e indifferente come addendo, indetermina la frazione zero su zero, è l’elemento separatore fra i numeri negativi e positivi e, come paradosso manda all’infinito il limite del rapporto fra un numero diverso da zero ed un reale che ci si avvicina indefinitamente.

La mostra è visitabile fino al 30 ottobre.

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