Delucidazioni differenziali sull’Arte: conversazioni incrociate tra una sociologa e un’artista

di Valentina Isceri

Veronica Montanino, artista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, e Anna Simone, ricercatrice in Sociologia giuridica della devianza e del mutamento sociale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Roma Tre, dopo diverse conversazioni attorno al tema “arte” hanno deciso di sistematizzare le loro riflessioni nel volume appena pubblicato da Meltemi: Arte, pratica di resistenza. Dialoghi tra una sociologa e un’artista.

Questo simposio a due convitate, diviso in quattro momenti dialogici (Arte, società e socializzazione; Arte, politica, resistenza; Arte, cultura, mercificazione; Arte, femminile, femminismi) nasce per “posizionarsi” e staccarsi da ogni memoria contemplativa che la riguardi e acquisti una nuova e suasiva pregnanza: affinché l’arte, soprattutto dalle avanguardie in poi, non sia chiusa nello stanzino dell’incomprensione e dell’impermeabilità, non piroetti come una ballerina soltanto sotto i riflettori della sua opera prima con il suo pubblico glam, non sia artificio solipsistico o inganno comunicativo. 

Quello che non si vuole trascurare è il tentativo di lanciare un grido al megafono, attraverso questo saggio breve dalla natura divulgativa, secondo cui l’arte si fa nel farsi, ovvero nell’incontro con il suo fruitore e non ne è un blocco oggettemico senza vita, come spesso, fallacemente, si pensa. È significante più che significato. È spazio relazionale di volta in volta differente, è dubbio e conflitto che sollecitano il fuoco della confusione, appartenenza o distanza. 

Per non essere trasformata nell’ambiguità del feticcio, che è il sentimento di caricatura del sex appeal dell’inorganico, forma primitiva e religiosa di culto, le autrici dibattono in queste pagine scorrevolissime per opporle il figurativismo platonico e la fruizione estetica sempre negoziabile.

L’arte, così ragionata in questo testo, è una partitura, un segno, un grafema che si può realizzare nei diversi grafi e allografi, senza uno sfondo equanime. 

Nella dittatura degli algoritmi, poi, ci si chiede quanto debba essere mainstream, cioè seguire le logiche mercatistiche del convenzionale o del convenuto, del possibile o del resistente, anche nell’info sfera della rete. 

E allora apriamoci alla lettura di questo sguardo multiforme, smentiamoci sul preconcetto rassicurante preraffaellita e proteggiamo l’infinità dell’eccitazione che la stessa arte provoca, imbarazza, impaccia, avvince, disgusta.

Perché l’urgenza personale e collettiva è il bisogno di resistenza all’approssimazione di questo mondo, essendo anche, essa stessa “artivistica”.

E, come una sirena bicaudata, essa può contenere se stessa al doppio, oppure, come una scultura cicladica essere neutra o al contrario contenere membra e radici sia femminine che mascoline, anche se, di fatto, è al femminile singolare. 

Proprio perché è singolare, essa è complessa, come una donna, generativa e dunque trasformativa.

Il libello è la prima pubblicazione che dà l’avvio alla collana “Sociologia di Posizione/ Posizionamenti”, un ramo della Sociologia che veicola, attraverso la prima sezione, il campo di studi e ricerche di matrice più specificatamente scientifica; e attraverso la seconda, una collocazione critica, un posizionamento, appunto, come osservatorio sul mondo delle realtà politico – sociali, uno strumento sull’indagine addentrata, orto ed eterotopica sulle questioni di questo consorzio umano che rappresentiamo. 

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