L’aura perduta in 4 LEVELS di Andrea Chisesi, di Anna De Fazio Siciliano

La forza creatrice di certe immagini oltrepassa l’ordine del tempo e del luogo.

Riproporre anche se in forma del tutto originale consueti pathos formeln contribuisce a fornire un’ulteriore conferma di questa prassi artistica. Profili antichi come quelli del Pollaiolo, plasticità come quella della Beata Ludovica Albertoni, o composizioni floreali che riprendono i moduli dell’Arcimboldo non smettono di tornare nel linguaggio dell’arte contemporanea. Neppure gli artisti sanno tacere di fronte a modelli così immortali, perché di fronte alla malia di un passato tanto affascinante sembra impossibile resistere.

Questa assunzione formale dell’antico si traduce in attitudini estreme che in Chisesi toccano l’apice dell’espressività.

La sua tecnica in particolare non si limita alla sola sublime imitazione dell’antico ma lo rielabora in molteplici contenuti e forme declinate a seconda dell’esigenza linguistica. Allora ecco che si susseguono dripping, décollage, “fusioni”: opere esposte dal 6 al 20 dicembre nelle sale del trecentesco Palazzo Velli Expo a Trastevere. Sono 47 in totale, un numero non esiguo per avvicinare l’artista in modo quasi del tutto completo.“4 Levels” il titolo della retrospettiva rappresenta già a partire dal nome il procedimento fortemente sfaccettato del modo di lavorare di Chisesi. Le sezioni e i livelli sono 4 così come 4 sono le linee che si incrociano senza sovrapporsi: da una tecnica all’altra Andrea passa senza soluzione di continuità, per lui è come rispondere a un bisogno vitale, un impulso di creare a cui deve dare sfogo senza preoccupazioni di sorta.

Quello che è particolarmente suggestivo nelle scelte iconografiche di Andrea è che parte della sua produzione vede direttamente coinvolta la città di Roma, l’arte qui presente, addirittura il quartiere popolare di Trastevere

Vicinissimo a piazza Sant’Egidio, luogo dell’esposizione, a una distanza di circa 200 metri è possibile vedere la scultura di Bernini, la Beata Ludovica Albertoni, esempio massimo di splendore barocco che Chisesi ha rivisitato in idioma contemporaneo.

Il raffronto inedito e ravvicinato permette di apprezzare le morbide forme barocche nella sensualità della scultura di Bernini; mentre d’altra parte la sua resa marmorea apre un dialogo originale con lo “schiacciato” di Chisesi che si appiattisce in forme floreali e arcimboldiane.

Il leggero fluire dei veli delle vesti barocche sono in Andrea bloccate, come un fermo immagine, un click fotografico, che in realtà abolisce quel celebre esempio di “abandon érotique” che è la scultura del Bernini.

Cosa direbbe il critico Didi-Huberman? Si tratta di un’ennesima “caduta della ninfa”? E l’ “aura” di warburgiana memoria è finalmente del tutto svanita?

 

http://www.palazzovelliexpo.it/

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