La testimonianza di LUCILLA CATANIA e di altre 32 artiste su “Orizzonti culturali italo-romeni”

A cura di Giusy Capone e Afrodita Carmen Cionchin (rivista “Orizzonti culturali Italo-romeni)

Condividiamo l’inchiesta esclusiva della rivista “Orizzonti culturali italo-romeni”, a cura di Giusy Capone e Afrodita Carmen Cionchin: 33 testimonianze sull’attuale condizione dell’artista donna in Italia.

Riportiamo di seguito l’intervista di LUCILLA CATANIA e a seguire rimandiamo al sito della rivista per leggere le testimonianze delle altre artiste, curatrici, galleriste, storiche, critiche d’arte, collezioniste coinvolte.

Lucilla Catania (scultrice, fondatrice di Sculture in campo, Parco di Scultura Contemporanea)

Valerie Solanas in SCUM, manifesto del 1967, affermava che «a male artist is a contradiction in terms». Può commentare questa asserzione in riferimento alla condizione dell’artista-donna in Italia e all’eventuale specificità d’un punto di vista esclusivamente muliebre?

L’asserzione della Solanas è intelligente e sottilmente provocatoria ma, purtroppo, resta un’affermazione puramente teorica. La realtà storica del nostro paese ribalta completamente questa affermazione, quasi come se essere donna rappresenti un vero e proprio handicap al fare arte. In Italia la pratica artistica è stata costantemente e subdolamente sottratta alle donne. Negli anni ’80 ero una giovane artista, una scultrice, vivevo a Roma. Città roccaforte sia del potere politico che di quello religioso. Difficilissimo per una giovane artista inserirsi nel contesto artistico romano.
Solo recentemente, a partire dalla metà degli anni 2000, le artiste hanno sfondato il muro di gomma che le imprigionava e si sono finalmente imposte nel sistema dell’arte del nostro paese e anche al livello internazionale.
Recentemente mi è capitato di imbattermi in una mostra di soli uomini. In una nota galleria romana un secolo e mezzo di ricerca plastica italiana rappresentata esclusivamente da dieci figure maschili… beh, mi è sembrato di ritornare al medioevo!
Mi rendo conto come oggi non sia più possibile praticare questa modalità, il messaggio maschilista è ormai irricevibile. La storia ha cambiato il tavolo dei giochi, le donne sono al centro di questa rivoluzione, sono loro le nuove protagoniste, le artefici del futuro. Certo, la battaglia è ancora lunga ma il terreno fertile del cambiamento è stato seminato, sta a noi raccoglierne i frutti.

«La pelle dell’artista, reazione e resistenza, la materia tra apparire sensibile e intelligenza manuale, lo spazio, estetica ed esistenza» [1]. La ricerca si può dichiarare conclusa o ravvede tratti da approfondire?

La ricerca non si conclude mai veramente! Approfondirei certamente quello che chiamate intelligenza manuale, il fare materialmente arte. Dimenticare questo aspetto porta da un lato a un’eccessiva concettualizzazione dell’opera, dall’altro alla perdita di un aspetto che ritengo molto importante: il talento e cioè la capacità dell’artista di  trasformare, attraverso il suo intervento, la materia da inerte a sensibile, vitale, esistente.

L’arte non è fatta esclusivamente da artiste ma anche da collezioniste, critiche, curatrici. Esiste una rete di raccordo delle specifiche professionalità, un connubio tra i paradigmi teorici e le pratiche dell’arte?

In passato, la rete di raccordo di cui voi parlate non esisteva, anzi esisteva forse il contrario. Ho conosciuto collezioniste, critiche e curatrici che, vivendo un rapporto di dipendenza e di sudditanza dalla figura maschile, si schieravano consapevolmente contro le artiste. La ricerca dell’approvazione maschile era determinante per essere, a loro volta, accettate dal sistema dell’arte. Quasi come se sostenere le donne fosse una vergogna o una diminuzione del loro ruolo. Poca importanza aveva essere artiste talentuose, affidabili, serie; eri una donna e il sistema, all’epoca, voleva solo uomini. Le donne erano fuori, punto e basta!
Negli ultimi anni, diciamo del 2005 in poi, l’impero maschile ha iniziato a sgretolarsi. Un numero elevatissimo di giovani artiste, uscite dalle Accademie e dai licei artistici, ha invaso il mondo dell’arte, reclamando con determinazione il proprio posto. La quantità è diventata qualità!

«Resistenza», «rivolta», «rivoluzione», «cura», «responsabilità» sono parole ricorrenti durante i convegni, le esposizioni, le mostre. Anche l’arte è vittima della coercizione, spesso istituzionalizzata, del patriarcato?

Assolutamente sì! Il patriarcato, nel nostro paese, ha condizionato e pesantemente compromesso ogni aspetto della vita delle donne. Anche le artiste, in particolare fino alla fine degli anni ’90, hanno dovuto pagare un prezzo altissimo al maschilismo imperante. Gli uomini italiani dovrebbero vergognarsi per le discriminazioni, le ingiustizie e le cattiverie che hanno inflitto alle donne.
I conti non potranno pareggiare mai! Anche adesso, che i rapporti di forza sembra stiano cambiando a favore delle donne, non dobbiamo mai abbassare la guardia. Detto questo e nonostante questo, oggi è necessario lavorare per la costruzione di un mondo dove il Femminile e il Maschile concorrano in egual modo alla definizione di un progetto sociale e culturale paritario, inclusivo e solidale…  se vogliamo che un mondo esista ancora!

Quali sono gli elementi peculiari della sua espressione rispetto al 
ʽfemminile’ rappresentato esplicitamente o velato?

Mi è difficile rispondere a questo quesito. L’Arte non ha sesso, non ha tempo e non ha spazio ma transita all’interno di continuum spazio/temporale circolare. Passato, presente e futuro sono dimensioni interagenti e interscambiabili.
Certo ci sono gli artisti e le artiste, quindi la questione sessuale si pone sul piano socio-culturale che certamente agisce anche sul piano creativo ma è estremamente complesso capire in che modo il femminile intervenga nell’ espressione artistica.
Però, e lo dico in modo assolutamente intuitivo, degli elementi peculiari esistono anche nella mia espressione artistica. Purtroppo non so spiegare quali siano. Direi più semplicemente che la struttura bio-chimica della donna è diversa da quella dell’uomo. Questa diversità agisce a tutti i livelli: concettuali, psicologici e creativi. Agisce nella vita privata e pubblica, nelle nostre azioni quotidiane e ovviamente anche nella ricerca artistica.


Dal sito della Rivista “Orizzonti culturali italo-romeni”:

“Pubblichiamo l’inchiesta esclusiva sull’attuale condizione dell’artista donna in Italia che raccoglie le testimonianze di 33 artiste, curatrici, galleriste, storiche, critiche d’arte, collezioniste, appartenenti a generazioni diverse e provenienti da differenti centri culturali e accademici della Penisola. Il progetto andrà avanti nei prossimi numeri, continuando ad arricchire la nostra rete per il dialogo interculturale.
In questa pagina intervengono Alessandra Angelini, Lucilla Catania, Lea Contestabile, Simonetta Ferrante, Serena Fineschi, Rosanna GangemiSilvia Giambrone, Veronica Longo, Beatrice Meoni, Veronica Montanino, Francesca Pasquali, Luana Wojaczek PerilliEugenia Serafini, Luminiţa Ţăranu, Paola Romoli Venturi.

(Nell’immagine, Alessandra Angelini, Transizione, acquarello su carta cotone 300 gr., 2020)

http://www.orizzonticulturali.it/Inchiesta-sulla-donna-artista-1.html


Un’altra pagina ospita gli interventi di Susanna Janina Baumgartner, Maria Gloria Conti Bicocchi, Silvia BottaniFederica Càfaro, Paola Capriotti, Margherita Fergnachino, Nicca Iovinella, Mila Maraniello, Cecilia Martinelli, Emanuela Mastria, 
Concetta Modica, Marina Novelli, Anna Paolini, Francesca Pirozzi / Ellen G., Franca PisaniRosy Rox, Marzia Spatafora, Sabrina Ventrella.

http://www.orizzonticulturali.it/Inchiesta-sulla-donna-artista-2.html

Nel format che vi proponiamo, la riflessione scaturita dallo scambio di idee e punti di vista è accompagnata da una ricca galleria di opere che va dalla pittura alla scultura e alle installazioni, dalla rilettura della tradizione alle contaminazioni e al dialogo con il fumetto e l’illustrazione.
La prospettiva italiana ci offre punti di incontro con la percezione romena espressa nell’inchiesta esclusiva che abbiamo pubblicato nel numero di marzo 2021, con 29 voci rappresentative dell’arte romena contemporanea”.

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