“CHASING BOUNDERIES”, di Anna de Fazio Siciliano

Camouflage, blitz urbano e disturbante, incursione accidentale nel quotidiano di 5 artisti israeliani: ecco presentato da Album Arte il primo step del progetto itinerante di Emanuele Napolitano e Zaelia Bishop. Si chiama “Chasing boundaries” e spinge con poesia leggera oltre i confini del già noto il lavoro dei cinque artisti selezionati: Meital K. Minerbo, Eyal Yehuda, Assaf Abutbul, Maya Attoun, Nivi Alroy. Il documentario che ha ricevuto un bel riconoscimento, selezionato all’interno del short film corner del festival del cinema di Cannes, non mostra quasi per nulla le opere degli artisti (eccetto la pila di piatti incollati di Nivy Alroy) ma il loro approccio al fare arte in zone così di confine e politicamente complesse come Tel Aviv e Gerusalemme.

Strade luminose, formicaio di macchine e visiting studio imprevisti sono queste le immagini che scorrono come still insieme al muro del pianto e a quello di contenimento di una moschea. Non le opere allestite in qualche galleria o mostra, neppure il modaiolo senso di filmare l’arte con attitudine glamour o di chi guarda a distanza le cose. Tutt’altro il documentario è un modo di osservare da vicino e irrompere nella quotidianità più vera dell’artista, non spia con sguardo perverso ma filma con lucidità quasi punk. Il piano sequenza è volutamente anti narrativo e lascia anzitutto parlare gli artisti, dà spazio e voce alla poetica che sta dietro al senso del loro lavoro.

Una modalità di procedere del tutto alternativa per la video art, la ricerca di Emanuele e Zaelia si precisa anche nella scelta di individuare città e luoghi dove è del tutto assente un florido mercato dell’arte, allora dopo Tel Aviv è la volta di Tirana o Belgrado, scelte coraggiose quasi audaci per un viaggio che è appena cominciato!

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