Si è spenta NETTA VESPIGNANI. Ma non la sua memoria, come racconta DUCCIO TROMBADORI

Riportiamo il bel ricordo di Duccio Trombadori pubblicato sul suo profilo social il 31 marzo, giorno della morte della memorabile Netta Vespignani, pittrice, gallerista, curatrice e responsabile dello storico Archivio della Scuola Romana.

“Si è spenta Netta, eccezionale donna, cara amica e straordinaria personalità della vita artistica che contribuì in modo determinante a valorizzare e far conoscere gli artisti della “scuola romana” tra le due guerre mondiali. Non la vedevo da qualche anno. Si era ritirata dalla vita attiva che con l’Archivio della Scuola Romana aveva dato lustro ad una intensa attività espositiva e di ricerca storiografica. Netta era una bellissima donna, aveva conosciuto e amato il pittore Lorenzo Vespignani nei primi anni ’60, e con lui era iniziata una avventura di promozione dell’ arte figurativa con la galleria “Il fante di spade”, da lei diretta, dove si alternarono le fortune di artisti che sottolineavano un più intenso bisogno di coniugare l’indagine realista con l’analisi esistenziale. Fu quello un periodo di creatività e assidua collaborazione tra artisti, poeti e scrittori (Moravia, Penna, Pasolini, Alberti, Moreni, Calabria, Vespignani, Guerreschi, Ferroni, Tornabuoni e tanti altri). Netta era la ninfa egeria di questo clima culturale che non esaurì le sue risorse nella contestazione del 1968 ma condusse alla proficua esigenza di un “ritorno alla pittura” dopo la crisi delle neoavanguardie all’inizio degli anni ’80. Netta Vespignani sostenne questo versante del gusto postmoderno (Piruca, Ligas, Bulzatti, Frongia) in accordo con la veggente opera di Plinio De Martiis, dedicandosi al tempo stesso nella rivalutazione dei tesori nascosti dell’ arte romana del ‘900, scoprendo con Maurizio Fagiolo Dell’Arco e Antonello Trombadori le linee di contiguità poetica tra la generazione vicina ai “Valori Plastici” (Francalancia,Trombadori, Donghi) e le nuove correnti espressive degli anni ’30 (Ziveri, Mafai, Pirandello). Nella sua nuova galleria aperta in Via del Babuino ci fu negli anni Ottanta un susseguirsi di mostre di grande rilievo culturale che hanno ricostruito importanti biografie e percorsi artistici rimasti in ombra. E questo lavoro di scavo Netta lo fece per la passione che la animava nel profondo : “ho sempre cercato verità umana nel fatto artistico-ebbe a dire- qualcosa che andasse al di là della maniera. Qualcosa che avesse a che fare con la realtà. Dopo il diluvio delle mode avanguardistiche, sento il bisogno di una ripresa figurativa alla sorgente dei sentimenti”. A questo modo di sentire, Netta conformò tutto il significato della sua opera di gallerista e animatrice del mondo dell’arte, cui va anche riconosciuto il merito per l’apertura negli spazi di Villa Torlonia di una importante collezione permanente di maestri della “scuola romana”. Da diversi anni, Netta si era chiusa in se stessa. Di lei avevo rade notizie, non confortanti, per una piega esistenziale che l’aveva spinta a chiudere le relazioni con il mondo, lei, che era stata donna prestigiosa, tessitrice di relazioni pubbliche, appassionata testimone della vita culturale e civile. Era una scelta dal fondo amaro, la sua. Che ho sempre rispettato ben sapendo fino a qual punto la sua ansia di vita fosse nutrita da una lucida razionalità. Oggi, il mio amico Giuseppe Gentili, suo ex marito (dopo Renzo Vespignani si era a lui congiunta) mi ha recato la notizia della fine. Abbraccio con tanto affetto lui, sua figlia Veronica, i fratelli Alessandro e Marta, e mi unisco al loro cordoglio”

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