“Tutta l’Arte è imitazione della Natura”

Andrea Fogli, dalla serie Il giardino planetario 2017-18 polvere di pastello su carta

ROMA

MUSEO ORTO BOTANICO

Preview 16 giugno 2018

Dal  18 al 23 giungo 2018

A cura di Manuela Evangelista

Saranno 26 gli artisti di livello internazionale che esporranno al Museo Orto Botanico di Roma. Una mostra collettiva che avrà come protagonista assoluta la Natura.

Con l‘affermazione Tutta l’Arte è imitazione della Natura”, il filosofo romano Seneca descrive il legame fondamentale che esiste tra l’Arte e la Natura, nato nell’uomo attraverso l’interpretazione dell’ambiente che lo circonda, elemento fondamentale nel costante dialogo che la Natura genera con l’Opera d’Arte. Per questo, il Museo Orto Botanico rappresenta “Il luogo ideale” dove le opere artistiche andranno a ricreare un dialogo, mai scontato, ma sempre riflessivo.

Le opere collocate in diversi punti del Museo Orto Botanico, daranno vita a un percorso visivo itinerante.

Artisti in mostra:

Riccardo Ajossa, Nobushige Akiyama, Gloria Argelés, Ivan Barlafante, Ivan Calamita, Selene de Condat, Roselyne de Feraudy, Epvs, Theo Eshetu, Cristina Falasca, Geo Florenti, Andrea Fogli, Paolo Guiotto, Maya kokocinski, Cesar Meneghetti, Stefano Minzi, Daniela Papadia, Fabio Francesco Parisella, Julie Polidoro, Felipe C. Risco, Guendalina Salini, Corrado Sassi, Maurizio Savini, Guido Strazza, Riikka Vainio, Delphine Valli.

Dall’entrata del Museo Orto Botanico si inizia il percorso espositivo con l’artista Guido Strazza con il disegno “Segni, 2017” da vita, attraverso la raffigurazione di linee che si intrecciano, all’essenza dell’albero stesso come realtà immutabile delle cose. Il disegno illuminato e proiettato dall’artista rumeno Geo Florenti è inserito nel bianco vuoto, a ricordo di una natura benevola. Segue nel percorso l’artista Paolo Guiotto con le sue due sculture “Tarli 1 e Tarli 2, 2012”, disegni realizzati dai tarli, che Guiotto riproduce nel bianco marmo. Un disegno astratto che l’uomo può solo imitare. Mentre l’artista tedesca Epvs con l’installazione “It’s My Way, 2014” crea, con i suoi cerchi in ferro verniciato color magenta un altrove nello spazio verde. Qui il codice scultoreo si trasforma in una una coda ossea da animale preistorico, un percorso visivo che pone l’uomo davanti all’infinito della natura. Prosegue Gloria Argelés artista argentina, che con la sua opera “Quelli che vanno, omaggio a Boccioni, 2018”, ci induce ad una riflessione sugli esuli e le loro radici, che l’artista riesce ad evocare attraverso l’inserimento di un frammento di albero nella figura di un uomo di rete metallica.

Nel Centro Visite, Riccardo Ajossa ricrea nel suo all’allestimento una Wunderkammer contenete prove di colore naturale realizzate interamente da elementi tintori, strumentazioni e carte filigranate con tema naturalistico e disegni di gocce d’acqua riprodotte su carta.

Nel viale principale l’artista finlandese Riika Vaini in “Entangled Nature 2018” evidenzia la sua Natura che si intreccia, aggrovigliandosi in una sfera, in questo caso addomesticata dalla mano dell’uomo. Mentre l’opera concettuale in ferro della francese Delphine Valli,La somma dei componenti, 2018”, nasce dall’osservazione dello spazio circostante e dalla necessità di interrogare la natura enigmatica della realtà, esplorando le tensioni che si creano tra l’intervento artistico e lo spazio, coinvolgendolo come elemento plastico.

Nella parte centrale dell’Orto Botanico, Ivan Barlafante interviene nella mostra con l’installazioneOgni cosa è al suo posto, 2017”; tronchi di legno e acciaio creano vere sculture che nel loro insieme evocano la memoria del rapporto tra l’uomo e il suo utilizzo costante della Natura.

Nella Serra Francese Cristina Falasca, con i suoi “Alvei Piumati, 2018” realizzati con gesso e piuma, ricrea reperti originari o fossili provenienti da luoghi sconosciuti distorcendo l’aspettativa razionale con cui ci si approccia al reale, proponendo entità abbozzate che appaiono come embrionali forme di vita. Segue nella Serra Maya kokocinskiIcone Oniriche, 2018”, volti di donne dipinte come metamorfosi e come desiderio primordiale dell’uomo di unirsi alla natura, alla flora e alla fauna, e fondersi con l’idea stessa di vita intesa nella sua globalità.

Nella parte centrale della Serra Monumentale, l’artista nipponico Nobushige Akiyama pone la sua installazione di carta giapponese prodotta da corteccia del Kozo (gelso) importata dal Giappone e fabbricata ancora in modo tradizionale. L’antico metodo trova il modo di esprimersi nella contemporaneità trasmettendoci il fascino della carta che dopo la sua nascita si può trasformare in tante forme e materie di uso quotidiano. Nella video-installazioni di Daniela Papadia “Sospesi 2013”,  una donna fluttua sospesa nell’aria a testa in giù in uno spazio circolare.  Se si vola senza radici,secondol’artista, è alta la probabilità di cadere.  Il filo che tocca  la terra è anche radice che si trasforma in albero. L’albero con radici profonde può portare i suoi rami ai confini del mondo.

Nella Serra Corsini, Felipe Risco, artista video digitale spagnolo espone “La natura delle cose, 2018”, una serie di immagini realizzate come un vero inno alla natura. Una natura che l’autore traduce in forme di raffinata stilizzazione, che tuttavia enfatizzano le strutture e i colori originari. Segue Andrea Fogli con i suoi disegni della serie “Il giardino planetario, 2018”, realizzati con fiori e foglie raccolte all’Orto Botanico e con le sue “Nature” e “Spine” in terracotta dorata immerse in un paesaggio composto da piante grasse di ogni forma.

Nell’ Arancera l’artista Olandese Theo Eshetu proietterà la sua video installazione “Kiss the Moment 2015”; un invito a cogliere l’istante che scorre in natura e a gioire della sua bellezza. Al lato dell’Arancera la fotografa francese Roselynde de Feraudy , con la sua serie ”I colori di Burano, 2017”, ci rammenta come la natura predomina sempre su ogni costruzione artificiali.

Tra gli alberi nel viale, Ivan Calamita con i suoi tre quadri “Chernobyl, 2018” proporrà il disastro nucleare creato dall’uomo, ma con la visione della forza imbattibile della natura attraverso la rinascita di una foglia. Camminando nel viale si ammirerà l’installazione della fotografa francese Selene de Condat “Sfiorimenti II”, 2018”. Il suo dittico è una trasposizione fotografica del tema del tempo che scorre. Che si tratti dell’uomo o del fiore, ogni essere vivente è destinato ad tempo di fioritura e ad uno di sfiorimento.

Nella Serra Espositiva centrale troviamo l’installazione di Corrado SassiBubbles over a stormy sea, 2018, arazzi cuciti con lana su delle fotografie di grattacieli intelate in cerchi di rame, corredati da onde formate dai vari sticks dei selfies di diverse lunghezze posizionati equidistanti come fossero una foresta artificiale, che enfatizzano il rapporto tra arte e natura. Segue Guendalina Salini con un “Tappeto, 2018” ornamentale, impermanente ed effimero realizzato con spezie, semi e sabbia colorata che ricorderà un mandala o un kolam. Mentre l’artista brasiliano César Meneghetti con la foto “Lovistori, 2013” indaga la diversità umana nella natura. Un tronco di legno rosso davanti ai volti nella foto accentua la chiusura dell’uomo verso i suoi simili.

Il percorso artistico terminerà nella Serra Tropicale dove le due tele di lino policrome ”Mappa piegata, 2018” e “Yesterday is today’s Tomorrow, 2011” di Julie Polidoro, dipinte con grande poesia e con personalissimi tentativi di elaborare il caos e di mettere ordine nello spazio, trovano la loro giusta collocazione. Nella vasca artificiale della Serra Tropicale l’opera “Lacus Nostrum, 2018” di Maurizio Savini ricorda i viaggi dell’uomo mitologici e di conquista della natura. Chiuderà il fotografo Fabio Francesco Parisella. Con le sue fotografie “Riflessi di Natura, 2018” rammenta che la natura nella città è quasi un ricordo, una presenza a volte casuale. Qualche alberello come evocazione di qualcosa che fu. In questo contesto alcuni luoghi fotografati diventano per l’artista un punto di memoria.

Museo Orto Botanico di Roma , L.go Cristina di Svezia 23A – 00165 Roma,

Tel./fax 0649917107 (biglietteria),web.uniroma1.it/orto botanico, e-mail: info-ortobotanico@uniroma1.it,

Orario di apertura: da lunedì al sabato: 9,00 – 18,30, festivi: chiuso
Ingresso 8,00 €;   6-11 anni e 65 + anni: 4,00 €

Manuela Evangelista: Curatrice

Via della Lungara 3 – 00165 Roma, cell 335 253352, manuevangelista@yahoo.it

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