“Il pittore del Piper”, di Carlo Alberto Bucci

Fonte: La Repubblica, 22 ottobre 2017

piper 02Per il popolo scalmanato del Piper il fondale-icona della discoteca più famosa di Roma era, e rimane, la bocca. Eppure, oltre al sorriso, molte altre figure popolavano sullo sfondo la musica dell’Equipe 84, gli acuti di Rita Pavone, il rock dei Pink Floyd, il movimento indiavolato dei giovani danzanti, il via vai del bel mondo nella capitale eccitata dal boom economico.

Nel murale, alto tre metri e mezzo e lungo quasi venti, c’era il volto di una donna, un giardino, altre figure dipinte, oltre all’assemblage di scarti urbani (ruote di auto, cartelli stradalli, rottami).

Si tratta del Giardino per Ursula, realizzato da Claudio Cintoli tra il dicembre del 1964 — il proprietario del Piper, Giancarlo Bornigia, era tornato nell’estate dello stesso anno da New York, deciso a impiantare una discoteca underground al Salario — e l’anno seguente; dei 6 pannelli, smontati nel 1975, non restano che alcuni elementi. Per l’inaugurazione (il 17 febbraio 1965) della sala dedicata allo shake di massa era pronto il fondale dei musicisti. Lo realizza un giovane pittore recanatese, nato nel 1935, ma romano d’adozione, chiamato dagli architetti Francesco e Giancarlo Capolei, e Manlio Cavalli, a seguire con la pittura l’andamento mosso e integrato dei volumi del loro allestimento. Il rapporto tra Cintoli (morto nel 1978) e gli architetti dello Studio 3C è uno dei punti più qualificanti della monografia che Simone Battiato ha dedicato all’artista celebre per la performance Crisalide a Palazzo Taverna nel 1972 ( Claudio Cintoli, la nascita dell’uovo nuovo, 1958- 78, Gangemi editore, 255 pagine 38 euro). Oltre al linguaggio pop di Giardino per Ursula (forse la Andress, diva del momento), Battiato incardina bene il lavoro di questo artista eclettico e refrattario alle etichette (poverista, concettuale, neo-dada …) alla collaborazione con gli architetti romani. Dopo i bozzetti inediti del murale del Piper, nel libro sono pubblicate foto delle installazioni eseguite nei primi anni Settanta negli androni delle palazzine di viale Vasco de Gama 140-142 a Ostia, per il condominio di via Salaria 396, per l’ingresso di un palazzo alla Serpentara. Nei lavori murali di Ostia e Roma ritorna il polimaterismo della scena del Piper. Ma l’essenzialità dei materiali poveri è segnata da una nuova drammaticità in cui riecheggiano i temi della nascita rivissuta e della morte annunciata, i cardini della poetica di questo protagonista degli anni Sessanta romani.

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