Infatti, non sarebbe stato possibile pubblicare questo libro senza il contributo culturale di coloro i quali hanno partecipato alla nostra rubrica, della quale mi corre l’obbligo di elencare i nomi di tutti i protagonisti: Paolo Aita, Luca Barreca, Fausto Bertinotti, Alberto Dambruoso, Stefano Fassina, Andrea Fogli, Ines Fontenla, Roberto Lambarelli, Giancarlo Limoni, Adele Lotito, Giuseppe Modica, Daniela Monaci, Luca Padroni, Claudia Peill, Daniela Perego, Roberto Pietrosanti, Mario Ricci, Fiorella Rizzo, Pietro Ruffo, Sandro Sanna, Stella Santacatterina.
Al primo, Paolo Aita, che lo scorso anno ci ha lasciati prematuramente, dedichiamo in particolare questo lavoro. E poi a tutti gli altri: artisti, critici, giornalisti, intellettuali la cui partecipazione ha reso possibile la riflessione scaturita dalle pagine della nostra rubrica.
Seguendo la traccia del questionario proustiano, abbiamo interrogato i nostri interlocutori sulle grandi questioni del contemporaneo: il rapporto fra ipercomunicazione e sistema dell’arte; l’influenza della crisi economica e di valori che interessa l’intero Occidente; il ruolo della figura del critico d’arte e la sua – minacciata – autonomia intellettuale; il meccanismo (truccato?) della selezione e dell’influenza delle figure che regolano il sistema dell’arte; l’individuazione delle figure di maggior interesse, fra critici curatori e intellettuali prestati al sistema.
Ci siamo sforzati di tracciare un percorso il più possibile libero in uno spazio di discussione aperto al dialogo e al confronto, che scongiurasse la polemica e la frizione fra punti di vista evidentemente personali, considerata l’eterogeneità dei nostri interlocutori: ventuno voci, tutte diverse, perché diverse sono le formazioni, i background e i sistemi di riferimento che, tuttavia, in questo caso, sono confluiti in un unico coro.
Abbiamo volutamente individuato solo alcune delle grandi questioni del contemporaneo, senza aspirazioni di completezza, considerata la complessità del “sistema dell’arte” che si poggia su regole e rigidi principi volti a garantire la propria efficienza e la propria autonomia (che è oggi poi l’autonomia egemonica del sistema- mercato, come sembra essere emerso nella rilettura delle risposte dei nostri intervistati).
La rubrica Le cinque domande di Hidalgo ha rappresentato per noi un “laboratorio” nel quale abbiamo sperimentato la vocazione del nostro giornale e della nostra Associazione: la collaborazione fra soggetti diversi e la valorizzazione delle esperienze del singolo, nella direzione della costruzione di un’esperienza collettiva. Un’esperienza in grado di alimentarsi delle sinergie e della collaborazione di coloro i quali ancora oggi, nonostante le provocazioni di un contemporaneo che ci vuole subalterni e convinti che viviamo nel leibniziano “migliore dei mondi possibili”, avvertono l’esigenza di cambiare direzione, di esercitare l’intelligenza critica per uscire dalla gabbia del senso comune. In questo senso, il sodalizio con l’Associazione culturale de I Martedì Critici, inaugurato pochi mesi fa, ha rappresentato un significativo passo in avanti, a partire dal coinvolgimento del suo ideatore e animatore, Alberto Dambruoso. Ci auguriamo che questa pubblicazione (il cui progetto grafico è stato curato da Marco Matarrelli) sia la prima di una lunga serie, confermando la valorizzazione dello spirito di lavoro collettivo e della collaborazione fra soggetti liberi e diversi.
Non ci resta che augurarvi buona lettura!