“Effetto Larsen”. ALDO GRAZZI e MYRIAM LAPLANTE

ROMA

LA NUBE DI OORT

Dal 26 aprile al 26 maggio 2018

 

L’effetto Larsen, o retroreazione, è un fenomeno elettroacustico di reazione tra due elementi che si verifica quando le onde sonore emesse da un riproduttore sono nuovamente captate da un microfono. Una frequenza va a sommarsi al segnale che è già presente e quindi viene amplificata e riprodotta a sua volta con ampiezza via via crescente, virtualmente illimitata. Di solito, la retroreazione è un fenomeno indesiderato. Eppure queste distorsioni sono in grado creare una mappatura interessante.

Un territorio, una mappa si sviluppa sulle pareti de La Nube di Oort , con opere piccole, alcune mai mostrate, dagli anni ’70 ad oggi, che spaziano dalle Polaroid alla stampa 3d, dalla pittura alla scultura: un filone di lavori esplorativi eseguiti parallelamente dai due artisti molto prima di conoscersi. I lavori installati e messi a contatto in modo fluido e spontaneo creano associazioni, fusioni, connessioni, dissonanze, echi, riverberi. Un effetto Larsen.

 

Aldo Grazzi (1954, Pomponesco, MN), vive e lavora a Perugia e Venezia. Dagli anni Settanta elabora un approccio alla concettualità che si declina in varie forme (fotografia, video, ecc.). Nella seconda metà degli anni Ottanta la sua ricerca artistica evolve e si intreccia con il ruolo di curatore di eventi espositivi (Rapido Fine, Traviata, ecc.) per giungere ad una netta discontinuità con il decennio segnato dalla Transavanguardia e contribuire al nascere di un nuovo clima culturale voluto da una nuova generazione di artisti agli esordi. In modo crescente nelle sue opere vengono utilizzati procedimenti che implicano un intervento manuale ed in questo senso si riavvicina al fare pittorico. Alcuni viaggi in Africa (1987/93), costituiscono l’occasione per realizzare lavori insieme ad appartenenti alle tribù Maasai e Samburu. Durante gli anni Novanta è partecipe del clima bolognese legato alla Galleria Neon. Progressivamente Grazzi avverte la necessità di sviluppare il suo percorso concentrandosi esclusivamente sul proprio fare estetico, appartandosi rispetto al clima di condivisione precedente. Giunge così ad elaborare una gestualità del fare resa esercizio virtuoso, complesso e totalizzante.

 

Myriam Laplante (1954, Chittagong, Bangladesh), artista multidisciplinare canadese, vive e lavora a Bevagna in uno stato di dubbio permanente.

Il suo lavoro, a volte crudo e mordace, è una parodia del mondo, assurda e cinica, malinconica e perturbante, che nasce da una iconografia poetica, bizzarra e fantastica.

Le sue performances, installazioni, sculture, fotografie e disegni sono stati estesamente presentati in spazi occupati, gallerie e musei in Europa, Nord America e in Asia. Lavora con il collettivo di performance Black Market International.

Sue opere sono presenti nelle collezioni di spazi pubblici come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e il MACRO di Roma, nel Musée national des beaux arts du Québec, e nel Musée National de la Photographie, (Ottawa, Canada), Museum of New Zealand Te Papa Tongarewa (Wellington), oltre che in importanti collezioni private.

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