Con I Martedì Critici ricordiamo i grandi maestri del contemporaneo. Ecco HIDETOSHI NAGASAWA

Era il 6 dicembre 2011. Alberto Dambruoso incontrava, nella cornice del Museo Pecci di Milano, il grande scultore – recentemente scomparso – HIDETOSHI NAGASAWA…


HIDETOSHI NAGASAWA

6 dicembre 2011, ore 19.30

Museo Pecci, Milano

a cura di Alberto Dambruoso e Marco Tonelli

con la collaborazione di Sara De Chiara e Incontri Internazionali d’Arte e di Cortoartecircuito

Dopo cinquantadue incontri con artisti nazionali ed internazionali, realizzati tra febbraio 2010 e novembre 2012, prima nello studio loft del critico Dambruoso a Colle Oppio e poi all’Auditorium di Mecenate di Roma, I Martedì Critici, format di dialogo/dibattito tra l’artista, i critici e il pubblico, curati e condotti da Alberto Dambruoso e Marco Tonelli, vanno in trasferta, approdando, grazie al sostegno e alla promozione degli Incontri Internazionali d’Arte e di Cortoartecircuito, al Museo Pecci di Milano, a partire dal 6 dicembre prossimo, per sette appuntamenti con artisti di primissimo piano, fino alla fine di gennaio 2012.

Ad aprire la stagione milanese de I Martedì Critici sarà Hidetoshi Nagasawa, di origini giapponesi  ma da moltissimi anni residente in Italia.  Il noto artista ha fatto della dimensione mitica la sua condizione d’esistenza, svincolandola da ogni forma di pesanteza, tragedia e dramma. Si potrebbe definire un poeta che attraverso la scultura, la forma e la materia cammina nel tempo, un viaggiatore solitario, un cercatore d’oro, il cui oro è l’essenza invisibile e indefinibile dell’arte. Nella sua frase “andavo da solo sulle montagne sopra il lago per realizzare opere e azioni di cui non è rimasta traccia”, si condensa il suo credo artistico e filosofico. La leggerezza di Melotti e l’utopia di Fontana in Nagasawa sono fatti concreti e irripetibili, aliti di ciò che potremmo ancora definire sacro in epoca contemporanea. Le sue forme tipiche sono la barca (visibile, rovesciata o interrata), il recinto, il bastone da viaggio, il cerchio, e poi scale, portici, porte, recinti, spazi non abitabili se non dal pensiero e dalla poesia, in cui il rispetto per la diversità dei materiali utilizzati diventa un pretesto per raccontare storie antiche che si svolgono sotto i nostri sensi, qui, ora e per sempre.

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