TEODOSIO MAGNONI. L’ultima sottrazione

di Valentina Gramiccia

Ci sono pittori nella cui maestria risiede la capacità di superare le due dimensioni, divenendo scultori sublimi, capaci poi di fare un passo avanti ulteriore, doppiando i limiti delle pareti dello spazio. Come fece Ulisse con le colonne d’Ercole.

E’ il caso di Teodosio Magnoni, classe 1934, accademico di San Luca dal 2009, che si è spento qualche giorno fa nella sua casa di Sutri.

Di quelle pareti Magnoni si disfa ben presto, già negli anni della sua formazione, prima all’Accademia d’Arte Carrara di Bergamo (dove diventa allievo di Achille Funi) e poi alla Scuola di Mosaico di Ravenna. La fascinazione per Calder gli fa sollevare i piedi da terra, per indagare il movimento e l’arte cinetica e programmata.

La sua prima mostra risale al 1965, nella storica galleria La Salita di Roma. Di lì in poi si dipanano più di cinquanta mostre personali e collettive importanti, inclusi gli inviti alla Biennale di Venezia del 1976 e del 1978.

Durante i suoi viaggi in Svezia, Svizzera e Spagna, i suoi lavori bidimensionali si arricchiscono di elementi di natura industriale fino agli anni Settanta, decennio in cui definitivamente abbandona la pittura per la scultura, indagando la relazione di quest’ultima con lo spazio, senza soluzione di continuità. Magnoni non progetta la scultura nello spazio ma lo spazio stesso diventa scultura nei suoi intensi lavori. E quest’ultima si emancipa dall’esigenza narrativa del raccontare il luogo come se il luogo si raccontasse da solo. Per questa ragione la sua ricerca e il suo linguaggio si sviluppano per via di togliere, si alleggeriscono del peso della materia (pur nell’utilizzo di materiali pesanti). Il vuoto domina il pieno. Sempre.

Ci saranno così le grandi opere pubbliche come la Colonna trasparente per il Palazzo della Fao del 1993, la Torre dei colori all’’Aeroporto di Fiumicino del 2002, il grande lavoro per il Parco di Sculture di Brufa nel 2007 e la Torre Tuscia a Capranica, realizzata nel 2019. Tutti capolavori testimoni di una carriera artistica che merita una consacrazione internazionale. A novembre infatti, presso il Palacio Quintanar di Segovia, in Spagna, avrà luogo la sua grande antologica. Hasta siempre Teodosio!

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