Solo per uomini!

di Lucilla Catania

La Premessa

Si è inaugurata alla Nuova Pesa una mostra di scultura dal bel titolo: Nelle tue mani – Sculture da Cambellotti a Nunzio, a cura di Giovanni Damiani.

Ecco i nomi degli artisti: Duilio Cambellotti, Giacinto Cerone, Ettore Colla, Leoncillo, Giacomo Manzù, Marino Marini, Eliseo Mattiacci, Maurizio Mochetti, Nunzio e Giovanni Prini.

A mio modestissimo avviso manca un sottotitolo di spiegazione. Parafrasando il saggio di Filiberto Menna scritto nel ’75, La linea analitica dell’Arte Moderna. Le figure e le icone, io direi: La linea maschile della scultura italiana da Cambellotti a Nunzio.

Senza questa chiarificazione, chiunque vada a visitare questa mostra è legittimato a pensare che nella scultura italiana da Cambellotti a Nunzio non ci siano state scultrici ma solo scultori. Una gigantesca e gravissima bugia!

I fatti

Il due marzo ricevo l’invito della mostra in questione. Rimango basita e attonita. Nel 2021 ancora una mostra di soli artisti? In quanto scultrice e attenta conoscitrice della scultura, (tutta la scultura), mi sento direttamente coinvolta. Ma come è possibile che oggi si possa concepire una mostra che attraversa un secolo e mezzo di storia della ricerca plastica nel nostro paese e raccontare di una sola metà del cielo, di una sola narrazione, ovviamente quella maschile? BASTA, non se ne può più!

Tra l’incredulo e l’indignato rispondo alla mail, rivolgendomi all’amica Enrica, che da anni lavora in questa galleria, e al giovane curatore Giovanni Damiani, con le seguenti parole: “Complimenti per questa mostra solo per uomini. Ma non vi vergognate?”.

Un commento un po’ forte? Certo, ma mai quanto è forte la sistematica cancellazione del lavoro e della storia delle artiste. Un incubo. Nella mia vita di donna e di artista le mostre di soli uomini sono state una persecuzione che mi illudevo fosse finita. No, invece no, è ancora là.

Condivido, in copia conoscenza visibile, la mia mail con alcune persone che stimo e con le quali da diversi anni intrattengo rapporti di lavoro, progetti comuni e simili visioni del mondo. Avere un riscontro è sempre importante, anzi direi necessario soprattutto quando, come in questo caso, prendo posizioni nette e determinate.

La risposta del giovane curatore non si fa attendere. Giusto, bisogna sempre difendere il proprio lavoro e i propri progetti!

Sorvolo su alcuni commenti inesatti a me rivolti, ma specifico:

non c’è stato nessun insulto da parte mia quanto piuttosto una legittima indignazione, né tantomeno ho sollevato questioni di carattere personale: cancellare mezza storia di scultura italiana sembra essere un fatto personale ?

Sorvolo anche sulle spiegazioni che il giovane curatore ha dato a sua parziale giustificazione. Non desidero alimentare una sterile polemica personale, fatta anche di toni molto spiacevoli. Stiamo parlando di Arte e l’Arte è sempre pubblica.

Ora, che il giovane curatore non annetta alcuna importanza all’assenza di artiste non mi meraviglia, ma che la Nuova Pesa, spazio storico di arte e di cultura contemporanea a Roma, ospiti una mostra di questo genere, questo si, mi sembra davvero grave.

Nessun sussulto di coscienza critica, nessun residuale anelito di democrazia e di giustizia nei confronti dell’altra metà del cielo, nulla.

Ah, care colleghe ed amiche scultrici (cito solo alcuni nomi per non parlare della artiste ormai scomparse): Cloti Ricciardi, Fiorella Rizzo, Francesca Tulli, Licia Galizia, Inés Fontenla, e altre ancora in tutta Italia) che in questi ultimi settant’anni, con la vostre straordinarie opere, avete dato testimonianza di originalità, di creatività, di perseveranza e tenacia sappiate che, per queste persone, non esistete. Siete ombre, fantasmi nella notte.

Le conclusioni

Negli ultimi anni molto si è detto e si è scritto sul Femminile nell’arte. Penso al lavoro di analisi e di ricerca svolto da un gruppo di artiste e studiose conclusosi con una importante pubblicazione dal titolo FEMM(E) ARTE (eventualmente) FEMMINILE. Penso anche alla recentissima mostra alla Galleria Nazionale IO DICO IO, 55 artiste di generazioni differenti a confronto.

Sia il tema identitario che quello della memoria storica delle donne nell’arte sono oggi al centro di riflessioni e di dibattiti.

In questo contesto, la mostra alla Nuova Pesa sembra essere un ritorno al passato, un incomprensibile déjà-vu.

Sarebbe auspicabile, invece, vedere mostre basate sull’inclusione e sulla condivisione. Eventi d’arte dove il femminile e il maschile interagiscano, dove il confronto tra le differenti sensibilità e i diversi linguaggi non sia solo una bella parola da scrivere in un testo ma una realtà, una esperienza estetica e umana totale.

Viva l’Arte, viva le artiste e viva gli artisti!

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