SCULTURE IN CAMPO 2020. Ampliamenti e sconfinamenti

di Valentina Gramiccia

Bruno Ceccobelli, Nuvole 2020

Lo scorso 10 ottobre, presso il Parco di Sculture di Bassano in Teverina (VT), si è inaugurata la quarta edizione di Sculture in campo, un progetto espositivo ad ampio respiro che vede protagonista la scultura contemporanea negli spazi ambientali della campagna viterbese e che insiste in un luogo ricco di storia, tradizione, archeologia e cultura ambientalista.  Per la regia della scultrice romana Lucilla Catania, ideatrice del progetto, e la cura di Alberto Dambruoso, Roberto Gramiccia e da quest’anno di Cesare Biasini Selvaggi, Sculture in campo ospita, ad oggi, opere monumentali di ben 12 artisti diversi per stile, linguaggio e storia ma uniti in un unico sguardo, quello che vede l’opera plastica sposarsi con la natura e la storia di questi magnifici spazi i cui confini, ideali e fisici, sembrano confondersi con l’orizzonte.

Per questa edizione, quattro nuovi artisti sono stati invitati a cimentarsi in questa impresa, proponendo lavori di assoluto pregio e accuratezza: parliamo di Bruno Ceccobelli, Inés Fontenla, Paolo Garau e Roberto Pietrosanti. Le loro opere si ergono negli spazi di Casetta Lola e Il Querceto, il nuovo spazio prospiciente che amplia l’area espositiva di Sculture in Campo.  Figure antropomorfiche in ferro e resine dialogano con strutture architettoniche in pietra di grandi dimensioni, stabilendo un dialogo fra uomo e natura.  Il grande uomo in ferro, svettante verso le Nuvole (titolo dell’opera di Bruno Ceccobelli), si flette a mò di arco verso il cielo, con una tensione ideale verso una nuova prospettiva, diversa dall’economicismo meccanicistico che ha ridotto l’uomo a cosa (soprattutto in questo periodo di crisi globale), nella direzione di un’alternativa spiritualistica palingenetica.

Paolo Garau, Meditating on the infinite that is inside and outside me, 2018

L’uomo in resina di Paolo Garau, invece, etereo nel suo bianco vergine, viene ferito da una sezione d’oro che interessa il lato destro del suo corpo, dal capo fino al polpaccio. Il volto è rivolto anch’esso verso il Cielo/Infinito, con fare meditativo (Meditating on the infinite that is inside and outside of me è, infatti, il titolo dell’opera), abbracciando una visione includente e panteistica in cui risuona il Deus sive natura di spinoziana memoria.

L’opera dell’artista di origini argentine Inés Fontenla apre un varco sull’infinito: un’imponente porta in peperino semiaperta, sostenuta da due grandi stipiti rinascimentali, si affaccia sulla vallata del Parco. Sulla pietra è incisa la parte conclusiva de “La Carta della Terra”, ratificata dall’Unesco nel 2000, a sancire l’idea di una via etica allo sviluppo sostenibile. L’installazione, infatti, è un invito ad aprirsi ad un infinito ecosostenibile, dove l’uomo torni ad essere, come nella Grecia classica, a servizio della natura e non viceversa, invertendo il processo distruttivo avviato dalle economie dello sfruttamento ambientale.

Roberto Pietrosanti, Bestie, 2012

Infine Roberto Pietrosanti, con l’opera Bestie, realizzata nel 2012 per la Fondazione Volume! nell’ambito del progetto Parco nomade, presenta un grande blocco cubiforme squarciato al suo interno da figure ferine arcaiche e minacciose. Un dialogo oppositivo fra l’ordine del métron e l’imprevedibilità del caos.

Il percorso espositivo dal Parco si sposta negli spazi di Sculture in campo Ipogeo e Sculture in campo Progetti, entrambi incastonati nelle mura del Borgo antico di Bassano in Teverina, dove fanno sfoggio di sé disegni, bozzetti e gouaches preparatori alla realizzazione delle opere plastiche.

L’invito è quello di andare a visitare presto il Parco, luogo ideale per riappropriarci, a pieni polmoni, del respiro negatoci nelle metropoli di

questo difficile periodo di pandemia. E chissà che l’arte, questa volta, non possa realmente salvare il mondo…

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