PALMIERI sive natura

di Valentina Gramiccia

Se Spinoza identifica Dio, sostanza infinita da cui dipendono tutti gli enti, con la Natura come espressione della stessa sostanza, con tutti i suoi attributi e modificazioni, non dovremmo chiedere a Claudio Palmieri perché l’indagine del suo lavoro si concentri sempre sulla Natura, sia essa esplorata con linguaggio pittorico che plastico, fotografico o installativo. Tutto converge nella Natura, in quella sostanza infinita di cui è fatto anche l’uomo e quindi l’arte.

E’ sempre stato così, fin dagli esordi nel 1985 alla Galleria L’Attico di Fabio Sargentini, quando ci si liberava lentamente dalle briglia del concettuale per tornare a trattare la materia nelle sue varie forme. E poi attraverso l’esperienza newyorkese da Annina Nosei, fino all’invito alla Biennale di Venezia. Perché insieme alla natura e alla sua sostanza (materia), un’altra costante della carriera di artista di Palmieri è la coerenza del proprio linguaggio, del proprio stile. Mai sceso a compromessi col mercato, nel suo studio-officina del Pigneto a Roma lavora senza sosta né esitazione. Qui risiede senz’altro, fra le altre, la ragione principale del conferimento del 62° Premio Bugatti-Segantini di cui Palmieri è stato insignito a Nova Milanese lo scorso giugno e dove si è tenuta, fino al 3 luglio, la sua personale Pitture, Sculture &…,presso gli spazi di Villa Brivio, a cura di Flaminio Gualdoni. Oltre che nella straordinaria capacità di Palmieri di rimanere fedele alla propria “maniera”, pur esprimendo un eclettismo progettuale degno del più fantasioso dei poeti. Un omaggio a una carriera lunga e puntellata di grandi successi personali. Scriveva di lui Maurizio Calvesi: “aggredisce e al tempo stesso assapora l’immagine, invischiata nella materia ma guizzante” con “una germinante effervescenza”.

Perché Palmieri e il suo lavoro dimostrano come l’insistenza in una visione del mondo tassonomica, calcolante, procedurale neghi la complessità del mondo stesso, oscuri le sue sfumature. Palmieri fa come facevano gli umanisti rinascimentali o, più vicino a noi, i maestri dell’Avanguardia che frequentavano insieme l’arte, la poesia, la letteratura, la musica e la politica. Contro gli iperspecialismi che frantumano la cultura in briciole finché l’unità originaria del sapere non sia più recuperabile.

La pittura, cosi come la scultura, se non è libera semplicemente non è, o è altro da sé. Così come quando, liberamente, questo autore fece letteralmente “suonare” le sue sculture dialogando con il jazzista Maurizio Giammarco in un’opera sinestetica di grande impatto emotivo.

E tornando alla materia, alla sostanza spinoziana, ci saranno i metalli, le plastiche, il legno, il marmo e il polistirene. Fino all’amatissima ceramica che lui definisce “materia del colore” perché capace di accogliere la pittura a favore della superficie plastica. Questo il “Teatro Palmieri”, dove si mette in scena la vita e, oggi, anche il successo per questo meritatissimo premio!

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