Pino Spagnulo ci ha lasciati e con lui scompare una delle figure più rappresentative delle scultura italiana del secolo scorso ed anche, a mio avviso, del secolo presente.
Le barriere temporali che, a torto o a ragione, vengono poste dalla storia e dalla critica per stabilire “il prima e il dopo” di fronte al valore e al talento di un artista sembrano cadere e perdere di utilità.
La scultura di Spagnulo è una scultura assoluta fatta di forma, volume e materia. Non fa sconti, è pesante e ingombrante, difficile da gestire e da trasportare. Chi, come lui, consacra la sua esistenza a quest’arte, aspra e scomoda, la vita se la complica parecchio ma tant’è, ognuno è artefice del proprio destino e accetta di portarne il relativo fardello. Onori ed oneri dunque!
La ricerca plastica di una certa contemporaneità sembra, invece, voler dissolvere l’essenza stessa della scultura, riformulandola all’interno di un’idea estesa e allargata di tridimensionalità. Un territorio indistinto ove vige la contaminazione tra le varie esperienze artistiche: istallazioni, assemblaggi di oggetti trovati o fatti ad arte, manufatti di vario tipo e infine, perché no, anche qualche animale imbalsamato o ben conservato in appositi contenitori. Tutto fa scultura!
Siamo sicuri che questo sia il destino della scultura, che il suo traguardo finale coincida con la sua dissoluzione? Certo, a ben vedere, le singole discipline dell’arte sono un po’ in subbuglio ma lo erano anche all’inizio del ‘900…poi si sono ricompattate e sono giunte ad oggi, ancora cariche di potenzialità e ricchezza. Sta agli artisti saperle nuovamente interpretare e saper coniugare i linguaggi della tradizione con quelli della contemporaneità, creando un terreno fertile di idee e di possibilità espressive diverse.
In ogni caso, la scultura di Pino Spagnulo ci dice proprio questo e i giovanissimi artisti, futuri scultori che stanno fondando, adesso, la loro ricerca guardano a quell’esperienza con rinnovato interesse.
Insomma, caro amico Pino il contagio è avvenuto e la tua grande arte darà i suoi frutti, non sarai l’ultimo scultore a fare scultura.
Si sente, è già nell’aria.
Evviva!