“Fluviale”. La personale di PAOLO GARAU presso l’Ambasciata USA di Roma

di Giulia Del Papa

ROMA

AMBASCIATA USA DI ROMA

Venerdì 1 dicembre, ore 17,30

Ci sono luoghi che creano suggestioni, elementi accanto ai quali scorrono vita e lavoro che incidono a fondo nella mente plasmando pensieri, immagini e modi.

Nasce così Fluviale, nello studio di uno scultore che trascorre le proprie giornate al suono e alla vista del fiume che attraversa la città di Roma. Il Tevere, fiume che come gran parte dei corsi d’acqua è stato il centro intorno a cui è nata e si è sviluppata una città e una civiltà intera.

Perché se i popoli e le società si susseguono nel tempo, se gli uomini di oggi vivono in un mondo e in un modo lontani da quelli che li hanno preceduti, persistono evidenze fisiche che uniscono il passato e il presente, riconducendo tutti alle radici che portiamo dentro.

Dalla suggestione di quelle testimonianze di civiltà antiche che la terra spesso ci restituisce, nasce l’idea della mostra personale di Paolo Garau che propone in questa sede una nuova indagine sulla scultura corredata da disegni a matita.

Ispirandosi al concetto di reperto archeologico, che si collega quindi al più vasto mondo della scultura figurativa antica, Garau ha realizzato una serie di testine in cui maschile e femminile si confrontano. Il richiamo alle forme plastiche più classiche è da leggere nel senso della ricerca di un assoluto, un riferimento ad un archetipo che rappresenta il bacino culturale e di immagini da cui proveniamo.

L’assolutezza formale che lascia in secondo piano i connotati fisici, quelli che consentirebbero la riconoscibilità di un soggetto specifico, avvicina queste figure quasi a divinità che parlano oggi da un tempo passato. In linea con la ricerca formale che contraddistingue le sue opere, Garau crea delle aperture che incidono il corpo scultoreo modificandolo secondo rinnovate visioni. Un movimento, dunque, che spezza la forma senza volerne aumentare la drammaticità e spinge, al contrario, il modellato verso un senso di assolutezza e spiritualità. Questi volti, rappresentazione dell’ideale maschile e femminile, trovano corrispondenza reciproca e intima in quei tagli netti dal movimento organico che lasciano sulla scultura una pelle dorata, come porta di accesso ad una più intensa introspezione. Diversamente dalle opere precedenti, in cui la figura umana subiva un profondo processo di sintesi formale, in queste prevale l’adesione al concetto di reperto archeologico dove resta ben leggibile il modellato dei volti. Ma la volontà di andare oltre quella contingenza di pensiero che relega un tipo di linguaggio artistico, in questo caso scultura, al gusto e ai modi del tempo in cui trova espressione, ha portato Garau a chiudere gli occhi di alcune sue opere e ad annerire la superficie. Come immerse in uno stato meditativo continuo, queste teste paiono vegliare in un tempo sospeso.

Accanto alle opere plastiche Garau ha realizzato una serie di disegni a matita che rappresentano un approfondimento della riflessione avviata con le sculture. In questi disegni di formato medio grande le teste vengono presentate nella loro forma primaria, non sono, dunque, presenti le sezioni dorate della figura che appare qui nella sua interezza. Questi volti di uomo barbuto e di donna dalle chiome raccolte emergono dal foglio come dalle acque, che paiono scorrere sulla superficie in quei tratti verticali di matita che li ha formati, richiamando alla memoria un’ideale immagine di divinità fluviale. Mostrano i profili intensi, definiti da un segno modulato che staglia la figura sul fondo e la stacca da quei mondi in cui pare aver vissuto per lunghi periodi. Tempo della memoria e tempo del mondo sembrano scorrere su queste figure, in quel visibile tratteggio che delinea le forme e che continua a passare da ciò che è stato a ciò che sarà. Si fronteggiano o volgono il loro occhio altrove, fisse in quello spazio sospeso che le avviluppa aprono lo sguardo sui mondi che scorrono. E quando frontali queste figure sembrano emergere in superficie da quella materia che le custodisce, nel perpetuarsi di un movimento che crea e disfa la forma allo stesso tempo. Accanto a questi disegni, Garau ne affianca altri di formato più raccolto in cui compaiono le dorature. Queste campiture di colore intervengono sulla figura delineata da un tratto in questo caso pulito, aprendo e spaginando quella visione così definita della forma.

Fluviale rappresenta dunque un’indagine su quell’humus culturale che nell’evolvere si perpetua, come linea orizzontale di attraversamento dei tempi. Nell’alternarsi di figure, donna e uomo, e colori assoluti, bianco nero e oro, Garau apre ad una riflessione che, partendo da una reminiscenza di classicità formale, apre la visione all’introspezione dell’essere contemporaneo che partecipa di un flusso perenne.

 

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