DISHABITAT: Vittorio Messina alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Collicola

La Redazione

Come rilevabile dall’osservazione di progetti precedenti, l’Appartamento Nobile della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Collicola, caratterizzato da arredi e da apparati settecenteschi, è già stato scenario di tentativi di dialogo fra linguaggi della contemporaneità ed eredità estetiche consegnate alla storia. Dishabitat, personale di Vittorio Messina curata dal direttore artistico del museo Marco Tonelli e dallo scrivente, si inserisce perfettamente all’interno di questa ipotesi di permeabilità fra registri visivi ed espressioni artistiche appartenenti a realtà diversificate. La scelta di invitare Messina a pensare un intervento in rapporto a un contesto evidentemente connotato come quello in oggetto, è stata determinata alla luce della natura della sua ricerca. Difatti, la riflessione pluriennale condotta dall’artista focalizzata sui concetti di “cella” e “stanza”, in quanto strutture basilari dell’architettura, e in grado di tematizzare questioni appannaggio tanto della filosofia e della letteratura quanto della fisica e della scienza, possiede, già di per sé, la qualità disciplinare necessaria per interfacciarsi, pertinentemente, con un ambiente così particolareggiato. Pertanto, l’artista, in questa occasione, ha riformulato gli spazi del Salone d’onore e della Galleria, attribuendo loro una chiave di lettura ulteriore, fino a sovvertirne, nelle forme di due installazioni ambientali, sia le proprietà strutturali che le consuetudini relazionali. Dunque, l’operazione intrapresa in Dishabitat, configurandosi in un percorso museale d’arte antica che sorge all’interno di un appartamento storico dall’origine domestica, stabilisce, innanzitutto, sovrapposizione fra queste tre identità, commistionandole nei ranghi di una medesima narrazione. Invero, il termine “dishabitat”, che dà titolazione dell’evento, deriva dal fatto che, tramite questa simmetria fra cronologie ed estetiche differite, l’artista giunge a indagare la categoria dell’habitat ma da un’angolazione decentrata, analizzandolo ora come fonte di riferimenti stilistici e ora come insieme di condizioni influenti sul soggetto che ne fa esperienza. Ne deriva un declinazione contrassegnata da un approccio teso a vagliare possibilità percettive altrimenti inesplorabili.

Vertendo su tale problematica, nella progressione del progetto, egli ha assecondato un’esecuzione del lavoro che, poiché risultato dell’assemblaggio di una pluralità di elementi, coincide con una pratica fluida e svincolata da procedure rigide, al limite del performativo. I due interventi, prossimi all’enigmatico e allo straniante, custodiscono un carattere trascendente e tautologico al contempo, derivante dall’epurazione dell’architettura da obblighi di funzione e dalla severità dei materiali adoperati, conferendo loro una proprietà di ordine estetico. Secondo questo processo, le due installazioni, concepite in stretto legame con lo spazio circostante e progettate per essere esperite, proiettano il reale in una dimensione senza coordinate, come una in sorta di cantiere metafisico. Più in particolare, si tratta di Dishabitat 1 e Dishabitat 2 (convivio); opere dissimili nell’impostazione ma compatibili nell’interpretazione, alla stregua di due facce della stessa medaglia. Mentre la prima è costituita dalla ricostruzione essenziale ma fortemente monolitica della sezione di un edificio tagliato dal pavimento stesso del Salone d’onore e di cui si vede solo la copertura e parte dei muri di sostegno, la seconda vede la trasformazione della Galleria in un ambiente permeato da un’atmosfera densa di luce rossa, che sfrutta il fenomeno fisico del redshift gravitazionale e dove gli oggetti sono colti come nel vivo di un processo entropico. L’abbassamento anomalo della linea d’orizzonte di un’abitazione e la suggestione di un’intensa variazione luminosa immersa come nel mezzo di un moto di rivoluzione, identificano – nel progetto di mostra – una modalità di dilatazione dello spazio e del tempo, in grado di elevare l’interazione con il reale e aprire la visione del mondo a possibilità di confronto che, diversamente, sarebbero inespresse.

About The Author

Related posts

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.