“MADE IN ROMA” ai Mercati di Traiano

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MERCATI DI TRAIANO

Fino al 20 novembre 2016

 

Marchi, loghi, firme e i più disparati simboli di proprietà e appartenenza circondavano la vita di un antico romano non meno di quanto accada oggi per un uomo moderno. Vetri, piatti e lucerne portavano impressi i simboli distintivi dei propri produttori, le derrate alimentari venivano trasportate in botti ed anfore marchiate da impresari e commercianti, così come era in uso il terribile costume di marchiare con signa schiavi o condannati. Sono solo alcuni degli esempi testimoniati dai preziosi reperti esposti nella mostra archeologica MADE in Roma. Marchi di produzione e di possesso nella società antica e provenienti da prestigiosi musei romani ed internazionali, tra i quali, per il ruolo delle città come importanti centri di produzione nell’Impero Romano, vanno menzionati in particolare il Römisch-Germanisches Museum der Stadt Köln (Germania, Colonia), l’Arheološki muzej u Splitu (Croazia, Spalato) e il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.

L’esposizione, resa ancora più suggestiva grazie alla splendida cornice del Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano, è promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, è a cura di Claudio Parisi Presicce, Lucrezia Ungaro, Marina Milella e Simone Pastor e sarà aperta al pubblico dal 13 maggio al 20 novembre 2016.

Una mostra dedicata dunque al “marchio”, quel complesso sistema di simboli identificativi e di riproduzione di valori e di esperienze che risalgono all’origine dell’uomo e che ha percorso anche la complessa storia economica e sociale dell’antica Roma. Una società “pre-industriale” dove, grazie alla pax romana, si ampliò il sistema produttivo e commerciale – con botteghe, aziende, corporazioni, artigiani, trasporti, strade – e dove i simboli codificarono le identità e la volontà di appartenere ad un sistema produttivo e culturale comune. La romanizzazione trasformò differenti popoli e territori in una communis patria, una patria comune nei confini, nella lingua, negli usi, nei costumi e anche nel commercio. Essere MADE in Roma, quindi, significò amalgamare tradizioni e storie verso una cultura multietnica negli stili, nelle tecniche, nei valori.

Il percorso espositivo, animato da apparati multimediali, da un sistema di comunicazione dedicato anche ai più piccoli e da un fitto calendario di attività didattiche, si divide in due macro sezioni.

Nella prima viene analizzato l’aspetto “industriale”del marchio, facendo particolare riferimento a marchi e signa di officinatores (impresari) e di mercatores (commercianti) lasciati su numerose categorie di prodotti come, ad esempio, i bolli laterizi, prova della vitale attività imprenditoriale delle donne romane, vetri e lucerne, coppe e piatti in ceramica e terracotta. Tra questi ultimi, la lista graffita sul fondo di un vaso attesta l’intensa attività di un mastro fornaciaio che aveva messo a cuocere un totale di 1540 piatti, 300 coppe e 790 scodelle o coppette, fabbricati da sei diversi vasai. I bolli impressi su ciascuno degli oggetti servivano a restituire i vasi, una volta cotti, ai loro proprietari e la registrazione del carico a ripartire in modo equo i costi della cottura tra di loro.

Alla seconda macro sezione, dedicata alla produzione e al commercio marittimo, appartengono botti, anfore e alcuni marmi segnati dai cavatori. In mostra anche un focus sui medicamenta – i cui preziosi contenitori con marchio impresso potevano essere quasi delle miniature, come quelli del costoso lykion, il collirio, che veniva trasportato in vasetti alti meno di 4 cm – e uno sul marchio della guerra dove sono esposte alcune glandes (proiettili) sulle quali vengono riportati non solo i nomi dei produttori, ma anche vere e proprie ingiurie contro i nemici, come la famosa invettiva contro Lucio Antonio, fratello del triunviro Marco Antonio, oppostosi al giovane Ottaviano e causa del Bellum Perusinum. Ma il segno della guerra viene impresso anche sulla pelle dei legionari. Le fonti ricordano i signa delle legioni impressi sui soldati, simboli di orgogliosa appartenenza ma anche mezzi per scoraggiarne la diserzione. E, ancora, saranno ricordati stigma e signa utilizzati per determinare il possesso di un oggetto o di una persona o dichiararne l’appartenenza (voluta o meno) a una categoria, come i collari degli schiavi, i marchi sui condannati o i tatuaggi fatti da Caligola sulle persone per puro diletto.

Ma MADE in Roma è un viaggio che dall’antico apre uno sguardo sul mondo moderno. L’ultima sezione, infatti, approfondisce come il concetto di marchio sia giunto fino a noi. Qui verranno analizzati i marchi di forma dei primi prodotti artigianali, il design del logo industriale e l’utilizzo della forma del prodotto come veicolo di memoria del suo creatore.

http://www.mercatiditraiano.it/

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