“Scatole e scarpe con maniglie”. L’opera di LUCILLA CATANIA sull’ultimo numero della rivista ACTING ARCHIVES REVIEW

Lucilla Catania, Scatole e scarpe con maniglie, 2013-2017

La Rivista di studi sull’arte e la recitazione “Acting Archives Review”, diretta da Claudio Vicentini e Lorenzo Mango, sceglie un’opera di Lucilla Catania, “Scatole e scarpe con maniglie” del 2013, per la copertina dell’ultimo numero. Un’occasione per riflettere sulla poetica dell’artista romana.

«Scatole e scarpe con maniglie è una sorta di opera diario che racconta di una ricerca che parte alla fine degli anni novanta e si compie nel 2017. Lucilla Catania realizza, in quest’arco di tempo, una serie di opere che rimandano, ciascuna, a uno dei tre elementi del titolo. Sono opere pensate come compiute in cui il tema è affrontato mettendo in gioco una serie di variazioni che lo enunciano. Si tratta, infatti, di lavori composti da più pezzi che vengono organizzati e disposti nello spazio. Pur distinte, le tre serie presentano degli elementi comuni, a cominciare dalla materia: la terracotta dipinta con un ossido rugginoso che le dà una forte consistenza tattile. E poi c’è il rapporto tra forma e oggetto, tenuto su di un filo dialettico in cui l’astrazione si combina con la rappresentazione. Catania, infatti, parte da un richiamo reale, da un’evocazione della cosa suggerita dal titolo che viene rielaborata e tradotta in un segno in cui, pur mantenendo un qualche tratto di riconoscibilità, si dilata in forma pura.
Così le scatole ci sono e al tempo stesso non ci sono, le scarpe sono ricondotte all’impronta e le maniglie appaiono come dei ganci. Si tratta di segni che acquisiscono una volumetria plastica, che si fanno scultura nella maniera più autentica del termine. D’altronde questa è una caratteristica peculiare di Lucilla Catania, costruire forme che si staglino nello spazio come catalizzatori tridimensionali in grado di polarizzare lo sguardo. Catalizzatori che possono essere forme chiuse in se stesse o, come in questo caso, segni moltiplicati che si dispongono nello spazio come una scrittura.
A completare quello che appariva come un percorso all’interno del suo più generale percorso d’artista, Lucilla Catania nel 2017 decide di assemblare
insieme i lavori di quelle tre serie e di farlo mescolandoli, scrivendo un’opera nuova attraverso la riproposizione di opere che avevano avuto già una loro vita. Scrive visivamente, così, nel già scritto e si tratta di un’operazione che annota una memoria e la rende presente. Non c’è, infatti, un impianto antologico in questa sua scelta, le scatole, le scarpe e le maniglie sono mescolate liberamente a costituire un nuovo, organico, viluppo formale.
L’esito è una istallazione che si dispone come un organismo vivente all’interno dello spazio. Ciò che caratterizza ogni singolo pezzo è un andamento instabile che rifugge la forma chiusa, la definizione geometrica
e lascia emergere una memoria della natura. Tale effetto è amplificato dal montaggio, realizzato con sovrapposizioni, incastri, giustapposizioni. L’insieme è disposto nello spazio secondo un modello compositivo che ricorda un vettore del movimento che da un agglomerato di base si dirige verso un vertice. Ne risulta da un lato un certo dinamismo della composizione e dall’altro un’evocazione di forme vive, quasi fossimo di fronte a un mondo di micro-organismi o a un sottobosco. La tenuta astratta del segno, però, evita che questo clima si traduca in rappresentazione, lasciando il segno al confine della figurazione, lì dove si dà come elemento di una composizione dal sapore musicale che organizza lo sguardo dello spettatore in un ritmo».
Lorenzo Mango

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