L’ALTROVE di DANIELA PEREGO

BARI

MUSEO NUOVA ERA

Dal 15 aprile  2022

 

Daniela Perego, artista di origini fiorentine, si affaccia sul panorama artistico nel 1994 partecipando alla collettiva Isole del disordine curata da Anna Cirignola e Marco Scotini a Cortona, accanto ad artisti affermati come Eliseo Mattiacci, Luigi Ontani e Hidetoshi Nagasawa. Poco dopo ha la sua prima personale a Roma, accompagnata dal catalogo e testo critico di Ludovico Pratesi.

L’artista porta avanti la propria ricerca intimistica affrontando temi come l’amore, la solitudine e l’indifferenza, la percezione e l’immaginato, le relazioni che ciascuno ha con se stesso e con gli altri, inserendo il colore sia nelle immagini fotografiche che nelle video installazioni. Senza mai rifiutare il sussistere della fragilità dell’esistenza, Daniela Perego ne esplora le diverse manifestazioni nella contingenza, ma con la delicatezza che le è propria, la assurge a una dimensione universale e condivisa. L’osservatore che si imbatte nei suoi lavori non ne può rimanere insensibile.

Nelle opere dell’ultimo decennio appaiono sempre più incalzanti i temi del ricordo e della memoria, di cui l’artista esplora i molteplici aspetti espressi nelle diverse atmosfere e significati delle sue opere. Ne sono esempio le opere video Amore mio e Per te (2009) in collaborazione con Carmine Sorrentino, in cui la voce narrante e l’insolita traccia delle parole scritte sulla pelle sono indici di memoria; l’articolata installazione fotografica Nove mesi, curata da Achille Bonito Oliva (Galleria Hybrida, 2011, Roma) che dichiara l’ineluttabile condizione di chi è affetto dall’Alzheimer e di chi ne è inevitabilmente coinvolto; e ancora le fotografie della serie Being passing (2009 – 2010), dove il corpo svuotato si imbatte in luoghi deserti, fino alle fotografie in cui il corpo scompare del tutto dalle immagini per lasciare spazio a mazzi di fiori di diversi colori e specie (A lei, Con lei, Con Loro, 2011).

 

Nelle mostre più recenti, come Inizio due, a cura di Franz Paludetto presso il Castello di Rivara nel 2015, l’elemento floreale rappresenta una sorta di monumento postumo che compare esile e delicato in composizioni su tela monocroma.

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