69 Studi d’artista. Gli scatti di JUANNI WANG

ROMA

TRA LE VOLTE

Dal 1 al 27 marzo 2019

Nell’ambito del MFR19, Mese della Fotografia Roma

L’entusiasmo  

Juanni fotografa quasi per caso, ma con la freschezza di chi riesce a rendere la lente della camera una naturale estensione del proprio occhio. Coglie i dettagli che sfuggono agli altri, li incornicia tra riflessi e li celebra sovrapponendo i piani prospettici. I ritratti indagano nel profondo e insistono sulle naturali fragilità del soggetto che non si sente neanche fotografato. Colto quasi di sorpresa. La delicatezza dell’artista la fa muovere gentile durante i set improvvisati o organizzati senza invadere gli spazi dei suoi modelli che vivono con grande semplicità la dimensione dell’essere ritratti. La fotografia di Juanni è una poesia vibrante che non segue regole e tecnicismi ma che ha come linguaggio di base il vivere pienamente la relazione con tutto quello che la circonda. La curiosità è il centro intorno al quale ruota tutta la sua ricerca. Non esiste un limite nel suo lavoro su cosa può o non può essere fotografato. Ogni cosa esistente e vivente diventa interessante e meritevole tanto da essere cristallizzata dalla sua lente.

Le relazioni che costruisce tra elementi lontani o vicinissimi diventano una fitta rete di rimandi che collegano una poetica sincera e mai artefatta. La fotografia si sovrappone alla sua vita e al suo carattere, non c’è distinzione ma solo grande continuità. Gli scatti infatti sono risolti rapidamente esattamente come gestisce il resto della sua quotidianità. Il primo tassello del suo domino di intuizioni la proietta in brevissimo tempo verso una serie considerevole di idee che si susseguono ed evolvono in brevissimo tempo. Neanche la foto stessa riesce a stare al passo con la sua velocità di esecuzione e di immediatezza nell’individuare il prossimo scatto. L’ho vista correre dietro a riflessi in movimento.

Non esiste un modo specifico per descrivere il suo lavoro perché è definito dal suo approccio. Dal suo modo di essere. Succede raramente che la fotografia sia sincera in quanto già ritratto di un momento passato. Nel suo caso è in divenire esattamente come il suo pensiero nel momento in cui comincia a scattare. Dinamica ed entusiasta, esattamente come lei.

Riccardo Ajossa

La realtà di un sogno

Le fotografie di Juanni Wang, artista cinese da qualche anno a Roma, raccontano di luoghi molto particolari: gli studi degli artisti. 69, per la precisione. 69 incontri, attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica, in cui Wang scopre il mondo indecifrabile che circonda la creazione di un’opera d’arte. Cos’è e cosa significa per un artista il suo ambiente di lavoro? In verità non lo sappiamo, perché quando osserviamo l’opera compiuta, sia un quadro, una scultura, un’installazione o una grafica, poco conosciamo della personalità dell’autore.

Il pregio e la bellezza delle immagini di Juanni Wang sono di entrare nella sfera privata di ogni artista, e di indagare, oltre ai volti di ognuno, la scenografia ambientale che si presentava davanti a lei: una scenografia composta da tutti quegli svariati oggetti che ad esempio un pittore usa, disposti così, per caso, come lei li trovava al momento delle sue visite. Una confusione si potrebbe dire “organizzata” dai movimenti dell’artista, ma non una messa in scena artefatta per la fotografia. In questo senso gli scatti fotografici di Wang sono senza trucchi o artifici, ma ci rivelano, appunto, quella personalità intima di cui non avremmo mai notizia, né da un catalogo patinato né da una mostra già perfettamente allestita. E la scelta di un raffinatissimo bianco e nero non è casuale; com’è noto, la fotografia con bianchi, neri e grigi non indulge alla gioia di un selfie o di una festa. Infatti, lo spazio di lavoro di un artista è tutto meno che vacanza e allegria: lo testimoniano le definizioni di se stessi che ognuno dei 69 ha rilasciato alla fotografa.

Personalmente non figuro tra i 69 artisti che Juanni Wang ha mirabilmente ritratto; quelle foto sarebbero forse entrate in conflitto con questo testo. Ma dirò cos’è per me quel posto così pieno di contraddizioni, eppure visceralmente amato, che rappresenta uno studio: è il posto del coraggio e del tormento allo stesso tempo. Credo che dalle fotografie di Wang anche queste formulazioni escano prepotentemente fuori: l’artista non è un avvocato, non è un medico, non è uno scienziato o un economista, ma vive sempre a fianco e dentro le sue incoerenze di uomo libero. Chiediamoci però cosa sarebbe il mondo senza gli artisti e, appunto, le loro salutari antinomie. Sarebbe un mondo svuotato e senza la possibilità di sognare. Le magiche fotografie che Juanni Wang regala ai nostri occhi sono per l’appunto piene di questa forza onirica e misteriosa.

Andrea Attardi

“Io c’ero!”

Artista poliedrica, entusiasta. Chi ha avuto la fortuna di incontrare e conoscere Juanni Wang, si rende subito conto di essere di fronte ad un’inarrestabile forza della natura, un vulcano.

Divisa tra due mondi, vivendo nell’incertezza di non poter restare, Juanni insegue, compulsivamente, ogni istante con la sua macchina fotografica, vivendo come se non ci fosse un domani, con l’urgenza di lasciare un segno.

Un giorno i 69 studi d’Artista ci aiuteranno a capire la nostra epoca, perché sono una ricerca psicologica su cosa significa essere artista, anche se le sue non sono solo delle inquadrature ben fatte, sono “oggetti” a cavallo tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere, sono cardini, cerniere tra il prima e il dopo, con cui Juanni si oppone all’inevitabile, indagando il processo di trasformazione causato dall’azione che il tempo esercita su tutti i corpi, dichiarando: “Io c’ero”.

Per questo il corpus artistico, di Juanni Wang, tutto incentrato su una profonda ricerca spirituale è da considerarsi come un unico memento mori.

La sua riflessione nasce dalla consapevolezza che tutto è destinato a trasformarsi, a finire, se non si sono lasciati di sé sufficienti “documenti”.

Del resto “La fotografia ha qualcosa a che vedere con la rissurrezione”, e con i suoi scatti, con le sue interviste, Juanni stringe un patto con i suoi interlocutori, promettendo a tutti: “sarete ricordati”. Le sue foto non sono “certo una piramide, o una illustre tomba etrusca, ma è pur sempre una piccola sfida all’eternità”.

Laura Giovanna Bevione

Elenco artisti intervistati:

Riccardo Ajossa, Laura Barbarini, Pierluigi Berto, Marina Bindella, Samuel Campisi, Pietro Capone, Tommaso Cascella, Giorgio Cattani, Francesco Cervelli, Primarosa Cesarini Sforza, Alice Colacione, Marco Colazzo, Ettore Consolazione, Karmen Corak, Antonio D’Achille, Patrizio Di Sciullo, Mihail Dinisiuc, Giorgio Distefano, Alessio Doveri Marco Eusepi, Flavia Fanara, Ferdinando Fedele, Stefano Fontebasso de Martino, Andrea Gangi, Lorenzo Gramaccia, Haoyue Guang, Paolo Laudisa, Andrea Lelario, Ming ju Li, Qinpeng Li, Gabriele Luciani, Giuseppe Modica, Elena Moraru, Giulia Napoleone, Elisa Ottaviani, Claudia Peill, Maurizio Pierfranceschi, Julie Polidoro, Julie-Rebecca Poulain, Maura Prosperous, Enrico Pulsoni, Letizia Rigucci, Emanuela Romiti, Filippo Saccà, Vincenzo Scolamiero, Gianmarco Serafini, Antonello Silverini, Aleksandar Stamenov, Guido Strazza, Corina Surdu, Ding Tang, Lucrezia Testa Iannilli, Alberto Timossi, Davide Tito, Mario Tomasello, Francesca Tulli, Alfredo Valerio Claudio Verna, Paolo Vitale, Anastasya Voskoboynikova, Fang Ke Wang Wenwen, Liu | Ying Xia, Tian Xie, Yikun Chen, Luca Zarattini, Su Zhang, Yu Zheng, Zichen Zhou

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