Viaggio in Italia. Da Henri Cartier-Bresson ai selfie, di Federica Galassi (Artribune, 11-12-2015)

 Henri-Cartier-Bresson-Livorno-1933-©-Henri-Cartier-Bresson-Magnum-Photos-480x707

UN GRAND TOUR LUNGO OTTANT’ANNI
Provo un incanto, in questo paese di cui non mi posso rendere conto: è come nell’ amore; e tuttavia non sono innamorato di nessuno.
Stendhal

Le parole di Stendhal rivivono a Palazzo della Ragione, nel secondo evento espositivo dedicato all’Italia. Dopo il punto di vista dei fotografi nostrani, si cambia angolazione, e i colleghi stranieri danno vita a un Grand tour da gustare a ritmo lento, fra scatti iconici e inediti capolavori.
Il viaggio lungo lo stivale comincia negli Anni Trenta con Henri Cartier-Bresson, per arrivare sino ai giorni nostri. Duecento scatti, ripartiti in sette atolli tematici, portano alla luce meraviglie e contraddizioni di un paese da scoprire e riscoprire: dalle cime del Trentino alle guglie del Duomo di Miano, dal centro di Roma alla Costiera Amalfitana, fino alle spiagge della Sicilia.

SCORCI DI VITA E IMPRESE STORICHE
Ad aprire le danze è Henri Cartier-Bresson con l’autoritratto scattato nel 1933, precursore dei selfie contemporanei. Il padre della fotografia umanista cattura scene di vita quotidiana e le trasforma in autentiche opere d’arte. Le linee dei tavoli di un caffè fiorentino ricordano le composizioni di Joan Miró, mentre il volto fasciato di un uomo in una straniante Livorno strizza l’occhio ai ritratti di René Magritte.
Ma il gusto per l’Italia minore convive con la fascinazione per le grandi imprese, così le storie dalla gente comune si intersecano alla Storia con la s maiuscola. Le fotografie di Robert Capa testimoniano lo sbarco delle truppe americane durante la Seconda guerra mondiale, mentre gli scatti di Sebastião Salgado raccontano l’epopea dei pescatori di tonni in Sicilia. David Seymour, invece, abbandona le coordinate spazio-temporali per inoltrarsi in un’autoriflessione sull’arte: il ritratto di Bernard Berenson in contemplazione della statua di Paolina Borghese di Canova è una delle opere più commoventi della mostra.

Irene-Kung-Duomo.-Milano-2012-©-Irene-Kung-Courtesy-Contrasto-Galleria-Milano-480x388

BIANCO E NERO E LAMPI DI COLORI
Le città d’arte diventano un palcoscenico per sperimentare nuovi linguaggi e celebrare tecniche storiche. Lungo i pannelli di Palazzo della Ragione, l’assenza di cromia dialoga con l’esplosione del colore e la fotografia digitale incontra capolavori frutto della camera oscura.
Facendo affidamento sull’intensità del bianco e nero, Helmut Newton ricrea una passeggiata notturna nel centro di Roma, mentre Irene Kung trasforma il Duomo di Milano in un quadro metafisico.
Gli amanti dei toni cangianti possono rifarsi gli occhi con l’omaggio a Venezia di Steve McCurry o col tributo alla Costiera Amalfitana firmato Martin Parr. Affascinato dall’alchimia estetica fra uomo e natura, Parr gioca con i turisti intenti a farsi ritrarre sullo sfondo di panorami mozzafiato.

DALLO SGUARDO INQUIETO AL LATO POSITIVO
L’Italia è una terra dalle stridenti contrattazioni, e il Grand Tour fotografico non tralascia disagi esistenziali e scempi architettonici. Se Art Kane denuncia la precarietà della città dei canali, Michael Ackerman pone l’attenzione su una Napoli che non vorremmo vedere.
Ma agli occhi dei forestieri l’Italia è soprattutto il Paese de La grande bellezza. L’avvolgente sensualità della Toscana, il fascino sublime di Roma, la dolce malinconia di un tramonto veneziano chiudono il viaggio in questo meraviglioso Paese che ha bisogno solo di essere amato.

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