A proposito di DIMENSIONE FRAGILE

di Ernesto Jannini

C’era un tempo in cui gli artisti s’incontravano, discutevano, si aggregavano formando gruppi, elaborando teorie e visioni del mondo e dell’arte. Era il tempo delle avanguardie e ciò che contava era la novità del linguaggio. Alle prime avanguardie, definite “storiche” dagli storici, seguirono, come è noto, altre ondate. All’inizio si elaboravano “manifesti programmatici”, alla maniera dei futuristi, dei surrealisti, in seguito anche dagli spazialisti come Fontana. Il bisogno di aggregarsi, di estendere la propria visione si è protratto a lungo, fino agli ideali dell’internazionale situazionista e agli anni settanta.

Ora, le ragioni storiche e le motivazioni spirituali che indussero artisti poeti e letterati a “manifestare” al mondo le loro istanze, sono cambiate; nel senso che nel mondo attuale sarà improbabile che un gruppo di artisti poeti o scrittori possa fare tendenza esclusivamente sul piano di un linguaggio condiviso. Ciò che invece è senz’altro possibile, e anche auspicabile, è una nuova visione in cui artisti e non artisti possano convergere in un sentire profondo che tenga dentro le istanze e le urgenze della nostra contemporaneità; insomma, che l’arte esca dalla sua scena talvolta eccessivamente autoreferenziale, e recuperi la sua potenza lasciandosi coinvolgere nel profondo da tali urgenze, a patto di abbandonare le mascherate e le facili strumentalizzazioni estetizzanti del dolore del mondo.

Ben venga dunque il “Manifesto della Fragilità” di Roberto Gramiccia (medico e scrittore e navigatore dell’arte) il quale si batte per un ascolto profondo, innanzitutto della condizione dell’individuo, colto sia nella realtà della sua esistenza privata che nel rapporto ineludibile, oltreché problematico, con la società.

Dunque un vero e proprio manifesto programmatico, quello che appare in rete in questi giorni e che nasce dalla costola del libro di Gramiccia (“Elogio della fragilità” edito da Mimesis, già alla seconda edizione) e che risponde allo spirito genuino sopra accennato, lanciato e sottoscritto dai primi estensori e promotori insieme all’autore: quali Francesco Castellani, regista, Lucilla Catania, scultrice, Alberto Dambruoso, storico e critico d’arte, Simone Oggionni (fondatore Esse blog.it), Jasmine Pignatelli (artista). A scorrere l’elenco, ancora parziale, di tutti coloro che stanno sottoscrivendo le istanze in esso contenute, ci si imbatte in una folta e diversificata schiera di firmatari (compreso colui che scrive). Un elenco lunghissimo tra cui spiccano tantissimi artisti, politici, presidenti di regione, filosofi, psicologi, direttori di magazine, deputati, storici dell’arte, senatori, scrittori, antropologi, direttori di musei, giornalisti e tanti altri.

La presentazione ufficiale del manifesto si è svolta il 20 gennaio presso la Biblioteca Vallicelliana Salone Borromini nell’ambito della mostra Dimensione Fragile a cui sono stati chiamati a partecipare più di duecento artisti le cui opere saranno donate alla prestigiosa istituzione.

E’ nostra intenzione – si legge nel manifesto- contribuire a trasformare la fragilità da passiva in ribelle. Crediamo infatti che, come la mancanza fa nascere il desiderio, allo stesso modo, la fragilità genera la forza. A condizione che cessi di essere passiva e rassegnata e diventi re-attiva e ribelle, organizzata e indirizzata verso l’autodeterminazione e la libertà dal bisogno.” L’idea del Manifesto sottolineano gli estensori “nasce dalla convinzione che la teoria generale della fragilità… possa stimolare una discussione proficua e creare le condizioni per il sorgere di un movimento culturale ambizioso.

Si parte dunque dalla distinzione del concetto di fragilità individuale e sociale e in mezzo a queste due sfere si pone il territorio di sperimentazione dell’arte. La caducità ontologica del singolo deve essere assunta come punto di partenza per un ribaltamento realizzabile attraverso una presa di coscienza che porterà innanzitutto all’unione dei fragili. La fragilità passiva che conduce l’individuo alla rassegnazione depressione e disperazione va trasformata, con la stessa energia che sempre ha mosso tutte le imprese umane più grandi. “L’Arte – è scritto nel Manifesto- per sua stessa natura è il territorio di sperimentazione più esclusivo del rapporto fra sensibilità e creatività. La sensibilità è per definizione affine alla fragilità. L’artista quindi è il prototipo di una soggettività fragile e ribelle che si nutre della propria vulnerabilità.

La fragilità sociale è data dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, da odiose prevaricazioni,  dall’esercizio del potere (politico, amministrativo, religioso) quando è messo al servizio soltanto di interessi di parte a discapito delle classi subalterne. In ciò -aggiungiamo noi- consiste il fallimento della dimensione umanistica; quest’ultima sempre perseguita dagli artisti, dai grandi scienziati letterati e poeti. Ma il fallimento, come fragilità umana, è  riscontrabile anche nel processo creativo artistico, poiché come affermava Luigi Pareyson- l’opera è sempre e costitutivamente sull’orlo del fallimento: basta una virgola fuori posto e la tensione alla bellezza, strettamente correlata alla riuscita, sparirà come nebbia al sole.

Per la”scalata ai cieli, motore della storia dei singoli e delle masse” – leggerà il lettore nel Manifesto-   occorre radunare tutte le proprie forze. Per un mondo migliore, più giusto, più bello e per un’arte che riconquisti la sua potenza generatrice sarà necessario partire dalla consapevolezza di essere fragili e da questa fragilità avviare un reale ribaltamento, un capovolgimento di visione. Le tante adesioni al Manifesto lo confermano.

Dunque, questa è la tensione spirituale e politica che Gramiccia e tutti i firmatari ci suggeriscono di non perdere, in un mondo basato sul “dogmatismo tecno-scientifico, sull’idiotismo individualista e sull’irrazionalismo.” Un mondo in cui si va verso la postglobalizzazione, in cui prevalgono più “Le false libertà” che quelle vere, come recita il titolo dell’ultimo libro dell’antropologo Stefano De Matteis (Meltemi ISBN 9788883537493), dove il concetto di persona, colta nella sua reale interconnessione col mondo, diventa fondante di ogni possibile progetto di ricostruzione sociale. La presa di coscienza delle credenze illusorie che accompagnano il mito della globalizzazione coincide con la consapevolezza di essere costitutivamente fragili, esposti alle pressioni coercitive del potere delle lobby e che vigilare sulla libertà individuale e sociale è un fattore di primaria importanza. Si diventa sempre più fragili ed esposti alle conseguenze di questo potere nel momento in cui – come scrive Dari Antiseri in prefazione alla “Disobbedienza civile” di Henry David Thoreau * – “ … la libertà non si perde tutta in una volta, e quel che vale per la libertà vale anche per la dignità e la giustizia. E siccome il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza, uomini pronti a pagare di persona per l’immondizia della politica fatta da gente a caccia di prebende e privilegi, rappresentano il sale della terra.” E dunque la fragilità si innesta “naturalmente” nella sfera dell’azione politica, intesa come sollecitazione di una presa di posizione nei confronti della realtà che non è certo un concetto generico, ma sempre costitutivamente espressione dell’azione potente della coscienza, nei suoi effetti coercitivi o di magnificenza; come nel caso dell’arte che di per se, e nei casi migliori, si affianca alla potenza plasmatrice della Poesia, intesa come distillato multiforme della tensione creativa, pur sempre fattore fondante della comunità; e questo perché la Poesia che nasce dalla fragilità rappresenta  un fatto politico forte radicando la sua energia nel cuore centrale della coscienza della comunità, ovvero della polis, potenziandola.   


     

DIMENSIONE FRAGILE In mostra 200 opere fragili e presentazione del Manifesto della fragilità

20 gennaio – 24 febbraio 2018  inaugurazione sabato 20 gennaio 10.30 – 13.30   

Relatori: Paola Paesano, Alberto Dambruoso, Giorgio de Finis, Roberto Gramiccia, Simone Oggionni.Concept: Paola Paesano e Jasmine Pignatelli

Sabato 20 gennaio 2017 alle ore 10.30 la Biblioteca Vallicelliana inaugura la mostra DIMENSIONE FRAGILE in occasione della presentazione del Manifesto della Fragilità, con l’allestimento nel Salone Borromini di 200 opere fragili realizzate dagli artisti che hanno aderito al manifesto.

PER ADERIRE AL MANIFESTO: inviare al seguente indirizzo la propria adesione : info@hidalgoarte.it

  

DIMENSIONE FRAGILE In mostra 200 opere fragili e presentazione del Manifesto della fragilità

20 gennaio – 24 febbraio 2018  inaugurazione sabato 20 gennaio 10.30 – 13.30   

Relatori: Paola Paesano, Alberto Dambruoso, Giorgio de Finis, Roberto Gramiccia, Simone Oggionni Concept: Paola Paesano e Jasmine Pignatelli

Sabato 20 gennaio 2017 alle ore 10.30 la Biblioteca Vallicelliana inaugura la mostra DIMENSIONE FRAGILE in occasione della presentazione del Manifesto della Fragilità, con l’allestimento nel Salone Borromini di 200 opere fragili realizz

Chi pensa che il tempo dei “manifesti”appartenga al passato si sbaglia. Vediamo perché. Quelli programmatici (alla maniera delle avanguardie storiche, per intenderci, Surrealismo, Spazialismo ecc.)  risulterebbero di poca probabile attuazione, venute meno le ragione storiche e le motivazioni spirituali che indussero gli artisti poeti e letterati a enunciare al mondo le loro istanze artistiche. Ora che l’arte e la cultura, in tutte le sue espressioni, si fa specchio del mondo, o quantomeno riverbera in continuazione le problematiche e le urgenze del villaggio global per una ancora improbabile comunanza di linguaggi che degli artisti possano raggrupparsi e fare tendenza in nome di un linguaggio comune, non è assolutamente improbabile che gli uomini, artisti compresi, possano raggrupparsi attorno

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