ROBERTO PIETROSANTI E GIOVANNI LINDO FERRETTI in mostra a La Nuova Pesa di Roma

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GALLERIA LA NUOVA PESA

Dal 24 marzo 2016

Non avere timore è un’opera nata da un’idea di Roberto Pietrosanti e cresciuta in un conversare con Giovanni Lindo Ferretti sul tema dell’Annunciazione.

A corredo dei nove mesi di lavoro, le immagini di Leonardo Aquilino a cogliere il palpitare della natura, il colloquio muto di uomini e animali: ritratti, azioni, relazioni, paesaggi.

E’ possibile una rappresentazione estranea all’immaginario che ha nutrito la cristianità negli ultimi due millenni? Siamo all’origine del mistero della Incarnazione; un attimo eterno, appena prima che l’Angelo pronunci: – non avere timore -.

Cosa è il timore? Come figurarlo ai nostri occhi? Ecco comporsi l’idea di una iconostasi materica a separare gli spazi dell’esposizione. Ci vorranno nove mesi di lavoro per definirla e farne un’opera in cui bellezza e paura si fondono: arabeschi di armi che traforano lastre di acciaio inox sagomate come trittici trecenteschi.

Pietrosanti e Ferretti si sono interrogati su quell’attimo eterno in cui una voce cambia il destino dell’umanità: una sospensione, una brezza leggera. Niente sarà più come prima.

Tra i due è un viavai di “pizzini” – pubblicati nel libro d’arte in edizione limitata che accompagna la mostra -, foglietti scritti a mano, passati con sospetto e pudore, a dare senso al fare o a interpretare ciò che è in potenza e chiede di essere atto.

Nel cuore dell’appennino tosco-emiliano, a Cerreto d’Alpi, in una stanzetta di legno odorosa di resine e avvolta in spirali di incenso come muta orazione – cella di un operoso monastero diffuso e senza Abate a governarlo – decine di migliaia di capocchie di spilli vanno a comporre un segno vorticoso. Lucenti tracce di oreficerie granulari nate e morte con le mitologie dei popoli in cammino, nelle steppe d’Asia, al seguito del sole, verso occidente. Opache mappe criptate per navigatori astrali di là da venire ma già allertati.

Nel retro delle tele, nascosti allo sguardo ma incombenti, interminabili sequenze acuminate, legioni di spilli, in attesa del soffio che, facendoli vibrare, li metta in risonanza. Un suono latente che possiede capacità di distruzione, per implosione. Un suono soave che si fa parola rassicurante: – non avere timore. –

Poi ciò che deve accadere, accade.

/http://www.nuovapesa.it/

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