LA MEMORIA DELL’ACQUA, di Anna de Fazio Siciliano

È una voce che giunge dal profondo quella di Stefania Pennacchio alla galleria Esh di Milano. Acque e gole interrotte o che scorrono impertinenti, forme gravide o spezzate, antiche dee, scatole di ceramica rotte, frante nel mezzo: ecco le immagini, i riti, le gesta eroiche ed artistiche di una scultrice contemporanea il cui linguaggio si innesta nel solco della tradizione più suntuosa di tutti i tempi, l’antica Grecia. La pratica femminile si rispecchia nell’uso dell’argilla, elemento molle che come la donna di tutti i tempi è capace di comprimersi e farsi forma compatta. Oggetto che si crea nell’unione di fuoco e volontà, l’argilla anche nel passato nell’impasto della ceramica raku affonda le sue radici in un’antichità altra, quella orientale. Allora ecco che Stefania fa appello all’ignoto dei tempi più remoti dove ancora la civiltà non aveva messo confini tra donna e uomo, tra ruoli, sessi. Il richiamo alla storia anzi alla preistoria è quanto mai pertinente e attiene infatti a geometrie e informi sculture frammentarie che fanno emergere le pagine più recenti della nostra cronaca, quelle che riguardano la donna e la sua impareggiabile resa dei conti con il maschile, sempre più arroccato nelle fragili seppur arroganti forme di potere e sopruso. Le sculture della Pennacchio ripensano le donne come vittime della storia, di se stesse o del mito che qui viene raccontato in forme estetiche. Mito, violenze e vie di fuga che saranno raccontate anche nel prossimo appuntamento con l’artista a Siracusa nella splendida cornice di Villa Reimann, dall’11 maggio. Tra bellezza e antichità, la mostra di opere scultoree accompagnerà con un percorso plastico di grandi dimensioni l’inizio della stagione delle tragedie al teatro greco.

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