LA “CROCEFISSIONE DI LUCE” di Giuseppe Modica

VO2T2022.jpg(BR)GIBELLINA (TP)

CHIESA MADRE DI LUDOVICO QUARONI

6 maggio 2016

Crocefissione di luce è l’opera che il Maestro Giuseppe Modica ha dipinto nel 2010 per la Chiesa Madre di Ludovico Quaroni a Gibellina. Su invito e sollecitazione del senatore Ludovico Corrao e con l’approvazione del Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo monsignor Domenico Mogavero, Modica ha dipinto il grande quadro appositamente per la Chiesa Madre, riferendosi ed ispirandosi ai luoghi per i quali è nata. L’opera, che è un trittico ad olio su tavola di cm. 200X460, è un dipinto che ha impegnato l’artista per diversi mesi di e verrà collocata nella parete di destra della chiesa nel prossimo 6 maggio alle ore 18.

Contrariamente a quanto accade spesso nella contemporaneità, in cui l’iconografia sacra viene pretestuosamente e furbescamente sfruttata attraverso provocazioni blasfeme per fini puramente pubblicitari e mercantili, l’opera di Modica è laica innovativa e coraggiosa, di profonda spiritualità e religiosità ed entra in sintonia e continuità con il tema classico, antico e moderno, di millenaria tradizione della Crocifissione senza riproporre la consueta ed ortodossa iconografia ma ripensandola con uno sguardo nuovo. È questa una crocifissione particolare, nella quale i protagonisti veri sono la luce e il paesaggio, e dove l’articolazione e la scansione ritmica dello spazio di superficie e di rappresentazione si coniugano con la dimensione di una temporalità sospesa ed enigmatica. È attraverso la luce e l’ombra che prende corpo nel senso iconografico la simbologia della Croce e l’accadimento stesso, in una progressione temporale: la Crocefissione di Modica. Nel primo pannello, un muro; un paesaggio sull’argine di un abisso-cava sconfina sul mare all’infinito, nel secondo; ancora ritorna, nel terzo pannello che chiude l’opera, un muro con un sottile spiraglio di luce. In tutti i tre pannelli è presente la croce come ombra-impronta (traccia, fantasma, simulacro), e la scala: la scala classica che ci riporta alla crocifissione-deposizione, ma anche la scala da cantiere che si proietta a fianco della croce nel pannello centrale. Scrive su questo Marcello Fagiolo dell’Arco nel suo testo: Il mistero della Luce coincide col mistero della Tenebra che ritorna Luce. E diventa Luce anche l’Ombra: l’ombra della Croce si imprime sulla parete di tufo affondata tra i due muri, a celebrare il mistero della Montagna che diviene Cava, caverna artificiale, sepolcro di morte e di rinascita. […] Perché la Cava? Perché al posto del pieno, della montagna dell’uomo (la croce piantata sulla tomba di Adamo), Modica propone il vuoto, il cavo utero della madre-terra?

Ho appreso che Modica voleva scandire tre tempi ideali della crocefissione: a sinistra la scala vera con l’ombra della croce | al centro le ombre di scala e di croce | a destra, infine, l’ombra dell’uomo in croce. Ma credo che aldilà di questo ragionamento abbia prevalso l’inconscio della passione, e mi sembra di leggere la contemporaneità delle tre scene, tutte rivolte al momento conclusivo della scena del Golgota. Scompaiono così le figure del Figlio dell’Uomo e, alla sua destra, del buon ladrone: resta in croce il cattivo ladrone, e all’estremità del trittico si apre un inquietante spazio di tenebra, non senza uno spiraglio di luce provvidenziale. […] Nelle muraglie si fissano la Sindone del martirio ormai invisibile, l’ombra delle coordinate cruciali e la scala dell’opus (croce-fissione della luce) che diviene strumento mistico di estasi e di ascesi. […] Ma poi come in un lampo affiora, fra tenebre e luce, la nuda rivelazione: la cava e i muri altro non sono che metafora del genius loci di Gibellina. Sappiamo che nel muro sinistro si rispecchia il palazzo Di Lorenzo, risollevato da Francesco Venezia, e dunque la Crocefissione di Modica canta infine la passione della città atterrata dal sisma e la sua resurrezione nell’arte memoriale. Come non ricordare che, al culmine della Crocefissione, il ruggito del terremoto aveva coperto l’ultimo respiro dell’Uomo e che il sole si sarebbe eclissato facendo sprofondare la terra nel freddo di tenebra?

Post tenebras Lux. E così sia.

Il senatore Ludovico Corrao, come è noto, è stato prestigioso promotore culturale nell’ambito delle arti visive per la rinascita e ricostruzione di Gibellina dopo il terremoto nella Valle del Belice del 1968, rinascita che ha visto impegnati nel luogo artisti straordinari e significativi come Pietro Consagra, Fausto Melotti, Arnaldo Pomodoro, Alberto Burri (per fare solo alcuni nomi) e architetti come Ludovico Quaroni, Francesco Venezia o Franco Purini. Egli è stato attivo assertore e promotore dell’opera Crocefissione di Luce di Modica per la chiesa madre di Gibellina. Secondo lo stesso Corrao l’opera di Modica, artista di essenzialità e silenzi metafisici, si integra perfettamente nella pura e assoluta struttura della chiesa di Quaroni. In essa è previsto, secondo le indicazioni dello stesso Quaroni, il rivestimento a mosaico dell’interno della cupola con gradazioni tonali di luce che saranno realizzati dal Maestro Michele Cossyro, oltre ad un intervento scultoreo del Maestro Mimmo Paladino.

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