JOAN MIRO’ alberga a Bologna

BOLOGNA

PALAZZO ALBERGATI

Dall’1 aprile al 30 settembre 2017

 

Sarà Joan Mirò il protagonista della mostra di primavera a Palazzo Albergati. Le opere dell’artista catalano verranno esposte dall’aprile al settembre del 2017 negli spazi del cinquecentesco edificio di via Saragozza gestito da Arthemisia. Ancora da definire il titolo dell’esposizione che sarà comunque concentrata esclusivamente sul percorso artistico personale del pittore catalano.
Cosa differente da quanto proposto con l’attuale esposizione dedicata a Frida Khalo, che indaga anche sulla scena dei muralisti e artisti messicani dei primi del ‘900 (Rufino Tamayo, María Izquierdo, David Alfaro Siqueiros, Ángel Zárraga) e naturalmente su Diego Rivera. Numeri importanti per la pittrice centramericana: 38.100 spettatori in questo primo mese di visite, con una media giornaliera di 1.154 ingressi che sono stati 5.254 nell’ultima settimana. Se l’affluenza continua così, il 26 marzo, quando si chiuderanno i battenti, verrà raggiunta la quota di 150.000 presenze. Performance che l’organizzazione spera di ripetere con Mirò le cui opere provengono dalla Fondazione Pilar y Joan Mirò di Palma di Maiorca.

Oltre 100 quadri a olio (sezione preponderante della mostra) e poi disegni, litografie, fotografie, scritti, progetti. Fra le tante tecniche espressive utilizzate dall’artista mancheranno le ceramiche e forse le sculture. Si potranno ammirare però le opere legate agli anni della maturità, quelle degli anni ’60 e ’70, ovvero del periodo in cui Mirò si stabilì definitivamente sull’isola delle Baleari (1956) dopo aver vissuto nella prima parte del secolo fra Parigi, Barcellona (dove nacque nel 1893) e nella casa di famiglia di Mont-roig del Camp, uno dei suoi luoghi del cuore. Antifranchista e repubblicano convinto ricevette le prime onorificenze dal suo paese solo dopo la caduta del Caudillo. «Il surrealista più surrealista di tutti», come lo definì Andrè Breton, entrato in contatto prima col Fauvismo, poi con i dadaisti quindi con la scena di Montparnasse e con Picasso, Mirò portò avanti un suo personalissimo stile che decollò nel mondo dell’astratto raggiungendo il successo alla fine degli anni ’20 nella capitale francese.
Sperimentatore indefesso, realizzò acqueforti, pittura su vetro e su carta catramata, e poi sculture, ceramiche e scenografie teatrali (con Max Ernst). Negli ultimi anni si dedicò anche alla mail art e, in versione ultra radicale, anche alla scultura gassosa e alla pittura quadrimensionale. Famoso per la sua violenta (a parole) ostilità verso la pittura convenzionale, Mirò sull’isola balearica pose le basi (pietre vere) della Fondazione a lui intitolata (e in verità anche alla moglie Pilar Juncosa, una maiorchina) che venne inaugurata in una sua prima forma nel 1981, due anni prima della sua morte, proprio negli stessi spazi residenziali e di lavoro progettati dal suo grande amico e collaboratore, l’architetto catalano Josep Lluís Sert 25 anni prima e con tutte le opere donate alla cittadinanza. Nel ’92 s’aggiunse un altro edificio, sede definitiva dell’attuale ente, progettato da Rafael Moneo. Già nel 1972 Mirò aveva creato un’altra Fondazione a Barcellona.
Dalle Baleari dovrebbero arrivare anche materiali e oggetti personali dell’artista e qualche opera speciale come il quadro più antico risalente al 1908 o il famoso disegno su carta giapponese lungo più di 10 metri. Ma sull’allestimento e la curatela Arthemisia mantiene ancora un certo riserbo. Bologna attende così uno dei grandi maestri dell’arte del ‘900, diventato noto anche a una platea decisamente pop come quella calcistica dato che il manifesto dei mondiali di Spagna del 1982, vinti appunto dall’Italia, lo disegnò lui.

http://www.palazzoalbergati.com

 

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