“INK”. Le trame di Barbara Salvucci

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MUSEO BILOTTI

Dal 5 maggio al 26 giugno 2016

Barbara Salvucci presenta i suoi ultimi lavori nella mostra dal titolo Ink al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Inizia nel 2002 presentando all’Accademia di Ungheria, Palazzo Falconieri – Roma, trame in ferro di grandi dimensioni e continua ampliando la sua ricerca a trattare materie resistenti che manipola rendendole malleabili. Privilegia poi resine colorate rendendole trasparenti come a voler mostrare la loro struttura interna. Appaiono sprofondate in esse tessuti, lacerti, elementi preziosi che ne spezzano l’uniformità. Da questa ricerca nasce l’interesse a cogliere la qualità intrinseca delle materie ampliata a lastre di ferro o di zinco. Materie, come i fossili che in essa si incarnano, per loro natura immobili e che invece la Salvucci rende in movimento. Elementi volanti, piccoli segni flessuosi che danzano sorretti tuttavia da un forte magico equilibrio. Procede nella sua ostinazione a manipolare materiali resistenti per renderli vivi.

Nel 2007 realizza la serie delle Isole, gigantesche impronte di un suo dito su quadrati di zinco. Anche in questo evocando l’origine, questa volta dell’essere umano nella sua riconoscibilità. Nel 2011 arriva a esporre grandi strutture in ferro, Doppio sogno 2, alle quali riesce a togliere, pur nella grandezza e potenza, il peso, trattando, raffinando, piegando la scultura fino a mostrarne la fisicità: ad essa si accompagnavano lavori grafici che ne svelavano la complessità costituzionale.

Oggi Barbara, in mostra, affronta ancora il tema della trasformazione presentando una Isola di zinco magica nella sua potenza, resa leggerissima dalle trasparenze che la attraversano quasi a inseguirne le venature. Sui muri grandi le poetiche forme realizzate a china paiono liberarsi leggere. Danzano sulle pareti come bellissime meduse marine. Il gesto metodico, ossessivo, monastico, utilizzato dall’artista per arrivare a penetrare all’interno dei suoi materiali è stato possibile attraverso un lavoro che è stato anche di alcuni artisti degli anni Settanta, dai quali si distanzia per una personale leggerezza e felicità delle forme. Barbara consegna alla materia il dono di rivelarci non solo il mistero del genere umano ma quello della creatività dell’universo. M.G.T.

 

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