FANTASMI DI LUCE ESTETICHE. Estetiche visionarie da Michetti al presente

Giuseppe Modica, Skyline gasometro, 2008

 

FRANCAVILLA AL MARE

MUSEO MICHETTI

Dal 16 dicembre 2017 al 28 gennaio 2018

A cura di Silvia Pegoraro

Il 16 dicembre 2017 alle ore 17 inaugurerà presso la Sala delle Tele del Museo Michetti (MuMi) di Francavilla al Mare (CH), la mostra FANTASMI DI LUCE – ESTETICHE VISIONARIE DA MICHETTI AL PRESENTE – Nel Settantennale del Premio Michetti.

La mostra, organizzata dalla Fondazione Michetti (la prima realizzata sotto la Presidenza di Carlo Tatasciore) con il sostegno del Comune di Francavilla al Mare, intende celebrare il 70° anniversario del Premio Michetti (1947-2017), istituito – come la Fondazione omonima – per onorare la memoria del grande pittore Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria, Pescara, 1851- Francavilla al Mare, 1929), e che è la più longeva manifestazione artistica dopo la Biennale di Venezia.

L’esposizione – ideata e curata da Silvia Pegoraro – coinvolge una sessantina di artisti, a partire proprio da F.P. Michetti (le cui splendide ed enormi tele Le serpi e Gli storpi (1900) sono permanentemente esposte presso il MuMi) per arrivare ad artisti delle giovani generazioni, passando attraverso celebri maestri storici (tra cui lo stesso Michetti, De Chirico, De Pisis, Guttuso, Matta, Attardi, Pirandello, Vespignani, Guccione, Schifano, Ceroli, Chia) e artisti di grande spessore legati al territorio abruzzese, quali Gigino Falconi e Giuseppe Fiducia, prematuramente scomparso nel 2011, in omaggio del quale è esposta la grande e suggestiva tela Neglecta dilùcula (1999-2003).

In mostra oltre ottanta opere, di cui molte inedite, fra le quali spiccano inediti di grande interesse di maestri come Michetti, Guccione, Schifano, Chia ecc.

Il catalogo (con testi di Carlo Tatasciore e Silvia Pegoraro) è pubblicato dalle Edizioni Orthotes.

E’ stato possibile realizzare l’evento anche grazie alla generosa collaborazione di alcuni sponsor tecnici: ROTAS-Casa di brokeraggio assicurativo (assicurazioni), MONTENOVI (trasporti), FARAONE-Architetture trasparenti (allestimenti), e inoltre NACA MEDICAL (Teramo), SPAZIO DI PAOLO (Pescara), e VIVAIO PIANTE D’ALBERTO (Montesilvano, Pescara).

Ancora poco studiata e analizzata, nella storia dell’arte italiana contemporanea, è quella che andrebbe definita come una vera e propria linea di nuova visionarietà: un’arte che affonda le sue radici in un ritrovato rapporto con la coscienza profonda, con quell’inconscio di cui si credeva ormai spenta la forza propulsiva dopo cento e più anni di psicoanalisi. I più recenti sviluppi di questa linea non guardano alla realtà mediale, alle immagini dei giornali, della televisione, del cinema o del fumetto, ma tornano ad affidare il proprio potere di creazione di immagini e di forme più o meno compiute a quel libero “fluire dell’immaginazione creatrice” di cui parlava Giuliano Briganti nel suo libro I pittori dell’immaginario: quello “spostarsi dell’attenzione dall’oggettivo al soggettivo”, che porta gli artisti ad elaborare “un nuovo senso del mito che affiora dal profondo sino alle soglie della coscienza, e che è identificabile con la genesi stessa delle immagini, cioè col determinarsi di una realtà linguistica e simbolica”.

Una tendenza che si potrebbe definire, con espressione ossimorica – ma proprio per questo carica di promesse e contraddizioni, slanci imprevedibili e spunti dialettici – Realismo Visionario. Questa mostra vorrebbe documentare, almeno in parte, proprio tale tendenza, individuandone le radici nelle opere di grandi artisti storici del ‘900, e gli sviluppi più recenti nel lavoro di artisti a tutt’oggi operativi, già maturi e molto noti o ancora emergenti, appartenenti alle ultime generazioni, artisti molti dei quali sono presenti nella Collezione della Fondazione Michetti.

A partire, naturalmente, da Francesco Paolo Michetti, in onore del quale, settant’anni or sono (1947) nacque a Francavilla al Mare – dove il grande pittore abruzzese (nato a Tocco da Casauria, Pescara) visse e morì – il “Premio Nazionale di Pittura F.P. Michetti”, la più longeva manifestazione artistica dopo la Biennale di Venezia .

Michetti era diventato famoso per le sue visioni rituali, mitiche e antropologiche di un Abruzzo senza tempo, ben rappresentate dalle due splendide ed enormi tele conservate presso il Museo Michetti a Francavilla: Le serpi e Gli storpi, realizzate per l’Esposizione Universale di Parigi dell’anno 1900 (documentate in catalogo grazie all’impegno e alla generosità di un grande fotografo d’arte, Gino Di Paolo). Scavalcato il confine del secolo in cui era nato, Michetti entra nel XX secolo con opere – come quelle qui esposte – in cui l’immagine, pur non perdendo la sua vocazione narrativa, si disarticola come sotto l’impulso di una forza visionaria che le conferisce straordinaria modernità. A monte di ciò, le ricerche di Michetti sulla fotografia, di cui paradossalmente l’artista mette in evidenza non l’aspetto di pura riproduzione meccanica del reale, ma quello misterioso e inquietante, che avrebbe affascinato tanti altri artisti , ma anche un grande teorico/scrittore come Roland Barthes: la possibilità di cogliere l’essenza fantasmatica, visionaria, del reale.

Oltre ottanta opere di pittura e scultura, molte delle quali inedite (tra cui alcuni straordinari inediti di Michetti, Tommaso Cascella, Guccione, Chia, Festa, Schifano, Vespignani…), sono riunite a documentare un’arte volta a costruire una visione che è sguardo verso il reale, ma è sempre anche sogno, immaginazione, allucinazione.                                                                           La mostra costruisce un percorso che si snoda cronologicamente, a partire dall’anno 1900, per tutto il XX secolo, entrando nel XXI e arrivando ai giorni nostri, lungo il quale il visitatore può osservare alcune fra le più significative espressioni dell’arte italiana. Un’occasione per cogliere alcuni punti nodali del dibattito artistico degli ultimi centodiciassette anni, che ha portato l’Italia verso una nuova centralità nella storia dell’arte internazionale.

Ancora poco studiata e analizzata, nella storia dell’arte italiana contemporanea, è quella che andrebbe definita come una vera e propria linea di nuova visionarietà: un’arte che affonda le sue radici in un ritrovato rapporto con la coscienza profonda, con quell’inconscio di cui si credeva ormai spenta la forza propulsiva dopo cento e più anni di psicoanalisi. I più recenti sviluppi di questa linea non guardano alla realtà mediale, alle immagini dei giornali, della televisione, del cinema o del fumetto, ma tornano ad affidare il proprio potere di creazione di immagini e di forme più o meno compiute a quel libero “fluire dell’immaginazione creatrice” di cui parlava Giuliano Briganti nel suo libro I pittori dell’immaginario: quello “spostarsi dell’attenzione dall’oggettivo al soggettivo”, che porta gli artisti ad elaborare “un nuovo senso del mito che affiora dal profondo sino alle soglie della coscienza, e che è identificabile con la genesi stessa delle immagini, cioè col determinarsi di una realtà linguistica e simbolica”.

Una tendenza che si potrebbe definire, con espressione ossimorica – ma proprio per questo carica di promesse e contraddizioni, slanci imprevedibili e spunti dialettici – Realismo Visionario. Questa mostra vorrebbe documentare, almeno in parte, proprio tale tendenza, individuandone le radici nelle opere di grandi artisti storici del ‘900, e gli sviluppi più recenti nel lavoro di artisti a tutt’oggi operativi, già maturi e molto noti o ancora emergenti, appartenenti alle ultime generazioni, artisti molti dei quali sono presenti nella Collezione della Fondazione Michetti.

A partire, naturalmente, da Francesco Paolo Michetti, in onore del quale, settant’anni or sono (1947) nacque a Francavilla al Mare – dove il grande pittore abruzzese (nato a Tocco da Casauria, Pescara) visse e morì – il “Premio Nazionale di Pittura F.P. Michetti”, la più longeva manifestazione artistica dopo la Biennale di Venezia .

Michetti era diventato famoso per le sue visioni rituali, mitiche e antropologiche di un Abruzzo senza tempo, ben rappresentate dalle due splendide ed enormi tele conservate presso il Museo Michetti a Francavilla: Le serpi e Gli storpi, realizzate per l’Esposizione Universale di Parigi dell’anno 1900 (documentate in catalogo grazie all’impegno e alla generosità di un grande fotografo d’arte, Gino Di Paolo). Scavalcato il confine del secolo in cui era nato, Michetti entra nel XX secolo con opere – come quelle qui esposte – in cui l’immagine, pur non perdendo la sua vocazione narrativa, si disarticola come sotto l’impulso di una forza visionaria che le conferisce straordinaria modernità. A monte di ciò, le ricerche di Michetti sulla fotografia, di cui paradossalmente l’artista mette in evidenza non l’aspetto di pura riproduzione meccanica del reale, ma quello misterioso e inquietante, che avrebbe affascinato tanti altri artisti , ma anche un grande teorico/scrittore come Roland Barthes: la possibilità di cogliere l’essenza fantasmatica, visionaria, del reale.

Oltre ottanta opere di pittura e scultura, molte delle quali inedite (tra cui alcuni straordinari inediti di Michetti, Tommaso Cascella, Guccione, Chia, Festa, Schifano, Vespignani…), sono riunite a documentare un’arte volta a costruire una visione che è sguardo verso il reale, ma è sempre anche sogno, immaginazione, allucinazione.                                                                           La mostra costruisce un percorso che si snoda cronologicamente, a partire dall’anno 1900, per tutto il XX secolo, entrando nel XXI e arrivando ai giorni nostri, lungo il quale il visitatore può osservare alcune fra le più significative espressioni dell’arte italiana. Un’occasione per cogliere alcuni punti nodali del dibattito artistico degli ultimi centodiciassette anni, che ha portato l’Italia verso una nuova centralità nella storia dell’arte internazionale.

http://www.fondazionemichetti.it,

 

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