DANIELA MONACI risponde alle cinque domande di Hidalgo

daniela monaci

Fotografia, video e installazione: attraverso questi mezzi si esprime il linguaggio dell’artista torinese Daniela Monaci, la quale risponde al questionario proustiano con particolare attenzione al rapporto fra processo creativo e media, in continuo dialogo con  un’identità – la sua- che è figlia del Rinascimento italiano.

Qual è il ruolo della comunicazione, anzi dell’ipercomunicazione tipica dei nostri tempi, nel condizionare le dinamiche del mondo dell’arte?

Qui seduta al mio computer, leggo la Newsletter di Hidalgo.

Nella mia mail intanto sono arrivate Exibart, Artribune, Artnoise, Nero…, ecc.

Ho la possibilità di una continua informazione su ciò che accade, vedo immagini e leggo articoli e posso anche commentare, tenermi in dialogo con persone che stimo, ma che non riesco a vedere spesso.

Come parlare male delle nuove possibilità di comunicazione, mentre le sto usando?

La possibilità di comunicazione è una buona cosa. Il mondo si è allargato attorno a me.

Eppure qualcosa ci lascia perplessi ed è implicito anche nella domanda, quando dice ipercomunicazione.

Iper, vuol dire troppo. Ma chi decide dove inizia il troppo? Fin dove va bene ? e poi non più?

Io credo che non si possano mettere confini e paletti, soprattutto perché sono inutili.

Né essere moralisti o demonizzare il presente.

La realtà è cambiata e oggi è così: viviamo interconnessi, in un mondo di ipercomunicazione.

Il presente è quello che è.

Quello che fa la differenza è come ogni individuo si rapporta a questa nuova realtà.

Il mio modo di rapportarmi è certamente un modo antico: sono una donna del ‘900, italiana, la mia mente ha strutture solide, classiche, che affondano le radici nel Rinascimento, se non prima. Ho l’abitudine alla riflessione e alla rielaborazione. Ho bisogno di mettermi in ascolto del silenzio, dentro di me, per vedere ciò che è fuori con un occhio più attento.

L’arte che io faccio, amo e riconosco è frutto di un processo di pensiero, lento e meditato.

La comunicazione, per me, attiene al bisogno profondo di incontrare l’altro.

E da questo punto di vista gestisco la quantità di informazione che mi arriva addosso: la seleziono, un po’ la uso, un po’ me ne difendo.

Ma spesso mi chiedo come è o come sarà la mente delle nuove generazioni, di quelli del 2000 che crescono nella rapidità delle interconnessioni. Tutto in orizzontale, tutto in quantità, tutto in un tempo accelerato, in una realtà sempre più virtuale e con una altissima tecnologia software al loro servizio.

Saranno menti capaci di vivere consapevoli e presenti a una realtà che si svela davvero impermanente e vuota, come insegna Buddha? o sarà una nuova Torre di Babele? o che altro?

Certo, la rivoluzione che stiamo vivendo è veramente epocale e toccherà, credo, le strutture stesse della mente umana. E questo rivoluzionerà l’arte e i suoi linguaggi.

Io sto a guardare, molto curiosa e aperta, ma continuo a essere me stessa: quella del ‘900.

 

In che misura e in che modo la crisi economica e di valori che attraversa l’intero Occidente riverbera e influisce sull’arte contemporanea?

Non parlerei di crisi economica dell’Occidente: nel capitalismo i cosiddetti “ proletari” sempre hanno vissuto “ in crisi economica”: la novità è che ora questa si è estesa alle classi medie e la concentrazione della ricchezza è sempre più in mano a pochi, a oligarchie estremamente ricche e potenti a livello del capitalismo internazionale. Più che di crisi economica, parlerei di una nuova fase del capitalismo, che impoverisce sempre più persone.

Questo si riflette pari-pari nel sistema dell’arte contemporanea: dove grandi e sempre più potenti gallerie fanno girare il denaro e determinano le scelte del successo e dell’insuccesso.

Ciò non toglie che c’è ancora tutto l’altro mondo, quello dove vivo anche io, dove circolano sempre meno soldi, ma che vive e pensa e crea.

Questo mondo anela solo a entrare nel mondo dei poteri forti e vi adegua comportamenti e linguaggi? o sa esprimere pensiero e valori diversi? Qui è il nodo della questione.

E veniamo così alla seconda domanda, quella sulla crisi dei valori.

C’è una frase tratta da Le città invisibili di Italo Calvino, in cui trovo riflesso perfettamente il mio sentire:

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

… e farlo durare e dargli spazio  questo è ciò che mi aspetto, oggi, come sempre, dagli artisti e dagli intellettuali e direi anche da ogni persona in qualunque campo della vita e del lavoro.

 

Esiste ancora una autonomia e un ruolo per il critico d’arte?

Autonomia? È mai esistita?

Ruolo? Ci sono tanti ruoli, quello che mi interessa è quello legato a come… farlo durare e dargli spazio

Si tratta di costruire insieme agli artisti questo spazio.

A me pare che ci siano varie realtà in movimento e ho fiducia nella capacità creativa degli artisti, e di quei critici davvero legati agli artisti, di trovare modi e spazi sempre nuovi.

Invece di lamentarci del sistema dell’arte, arricchiamolo con la nostra presenza creativa, con altre voci e altre modalità, sempre meno omologate. Non distruggeremo il potere, ma arricchiremo la vita.

 

Che ruolo gioca il sistema dell’arte nella selezione delle figure più influenti e di successo?

La risposta è già implicita in quella dove parlavo del ruolo delle grandi gallerie e dei loro poteri finanziari.

Del resto nel 1500 c’era Papa Giulio II. Ci sarà qualche Michelangelo capace di tenergli testa? Oggi però è più difficile: Michelangelo raccontava storie potenti, che avevano a che fare con i valori e la fede di migliaia di persone che ci credevano con il cuore. Dipingeva partendo da una possente visione filosofica: questo gli dava la forza e l’autorità per tenere testa al suo potente committente.

Può il Dio del denaro e del successo fare gli stessi miracoli?

Io comunque credo che, in genere, molti artisti influenti e di successo siano grandi artisti.

Inoltre, ci vuole una grande forza creativa per gestire quelle situazioni .

E io ammiro e rispetto anche questa forma di energia.

 

Quali ti sembrano le figure di intellettuali (curatori, direttori di museo, filosofi) prestati all’arte di maggiore interesse ?

Approfitto di questa occasione per rendere omaggio ad una figura che mi è particolarmente cara, Toti Scialoja. Scialoja era prima di tutto un artista, un pittore, un poeta.

Ma era anche un grande intellettuale che ha dato moltissimo al mondo dell’arte in modo diretto e concreto, formando a Roma generazioni dei più grandi artisti italiani degli ultimi cinquanta anni.

Le sue lezioni erano capolavori di cultura: dall’arte al teatro, dal cinema alla musica, dalla filosofia al romanzo. Ma soprattutto erano lezioni di metodo e di passione. Indimenticabili.

Riguardo ai musei, mi piacerebbe accendere un riflettore verso il Castello di Rivara, dove da anni Paludetto, in modo libero e originale, senza aiuti dai poteri forti, ma con la testardaggine di una passione geniale, ha costruito una opera speciale: un castello pieno di opere. Un esempio, a proposito, di fare durare e dare spazio.

 

Daniela Monaci   vive e lavora a Roma

Fotografia, video e installazioni sono gli strumenti preferiti dall’artista per dare forma alla sua particolare visione.

La scoperta delle enormi possibilità di elaborazione delle nuove tecnologie digitali la ha portata a privilegiare nel suo lavoro l’uso della fotografia e della sua rielaborazione al computer: lo scatto fotografico è solo il punto di partenza per una serie di successivi interventi attraverso cui l’artista ridisegna l’invisibile che si cela dietro l’evidenza dei fatti.

In occasione di interventi installativi, ha usato i più diversi strumenti, dalla polvere di colore ad una pianta, dalla creta, alle stoffe, alle perle, al disegno, alla presenza concreta delle persone.

Più recente è la sua ricerca sull’immagine in movimento, il video e la collaborazione con compositori.

Dal 1994 le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive

tra cui :

XII Quadriennale d’Arte di Roma, Palazzo delle Esposizioni – Panorama italiano 1,

Trevi Flash Art Museum

-Tirannicidi: la fotografia , Roma Istituto Nazionale per La Grafica, Archivio di Stato,

Torino a cura di Luigi Ficacci

Premio Suzzara 2000 Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Suzzara

– ARTfiles , Pescheria, Centro per le arti visive, Pesaro a cura di Ludovico Pratesi

Panorama digitale, ReggioCalabria a cura di G. Marziani

– Personale Museo laboratorio di arte contemporanea, La Sapienza, Roma, a cura di R. Caruso

2° Festival Internazionale di fotografia , Roma Musei Capitolini, Centrale Montemartini   —- – Carte Italiane, Bruxelles a cura di P. Casagrande

XXXVI Premio Vasto: Nel corpo dell’immagine a cura di L. Canova

– Futuro Italiano, Parlamento Europeo Bruxelles a cura di L.Canova

XI Biennale d’arte Sacra . San Gabriele, Teramo a cura di Marisa Vescovo

– Autobiografia Aautoritratto, Museo Andersen , Galleria d’Arte Moderna
Roma, a cura di L. Iamurri

Per visibilia ad invisibilia video proiezione su musica di G.Natalini, Auditorium

Goethe Institut di Romaa cura di Musica verticale

-Ci sono cose tra cielo e terra, Sale Bolaffi, Torino a cura di G. Serusi –

Un bisbiglio lungo il cammino, Museo Civico Complesso Monumentale di Sant Agostino, Cosenza

– ehn sucht nach oben, Kunsteverein Buxtehude, Amburg

Il giardino delle ombre che splendono, American Accademy, Villa Aurelia, a cura di Musica Verticale

la voliera – IV Edición de la Biennal Internacional de Arte Contemporaneo Del Fin del Mundo Valparaiso- Cile a cura di Vittoria Biasi

Sue opere sono presso il Ministero degli Affari Esteri in occasione di “Progetto Giovani”, a cura di M.Calvesi e nella Collezione Permanente dell’Istituto Nazionale per La Grafica.

 

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