ARCHELOGIE A VENIRE XLIX Premio Vasto di Arte contemporanea

Melanconia-frammenti,2011 trittico olio tavola,150x225.(BR) 54° Bienn.Venezia Corderie ArsenaleVASTO

SCUDERIE DI PALAZZO ARAGONA

Dal 9 luglio al 23 ottobre 2016

Sabato 9 luglio 2016 alle ore 18.30 inaugurerà, nella magnifica cornice delle Scuderie di Palazzo Aragona a Vasto, la Mostra del XLIX PREMIO VASTO D’ARTE CONTEMPORANEA: ARCHEOLOGIE A VENIRE – Metamorfosi dell’antico e del classico nell’arte contemporanea italiana (a cura di Silvia Pegoraro), aperta fino al 23 ottobre 2016.

La mostra è promossa dal Comune di Vasto e dal Comitato Manifestazioni d’Arte e Cultura di Vasto, e organizzata dal Comitato Premio Vasto per l’Arte Contemporanea – presieduto da Roberto Bontempo sin dal 1959, anno di fondazione dello storico Premio.

La manifestazione è sotto il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero della Pubblica Istruzione e della Regione Abruzzo. Con un contributo di NACA MEDICAL –Strumenti e Servizi per la Salute, Teramo.

La mostra del XLIX PREMIO VASTO D’ARTE CONTEMPORANEA, ARCHEOLOGIE A VENIRE , intende configurarsi come un viaggio nella complessa e articolata dimensione del “classicismo” e del dialogo con l’antico che si è andata sviluppando nell’opera di artisti italiani appartenenti a generazioni successive, tra il XX e il XXI secolo: da quelli operativi già nei primi decenni del Novecento, come De Chirico, Sironi, Campigli, Marino Marini, sino alle giovani generazioni affacciatesi sulla scena dell’arte in questo inizio di nuovo secolo, passando attraverso le generazioni “di mezzo”, dalle molteplici vocazioni creative e orientamenti interpretativi: dalla rilettura dei simboli della classicità, insieme ironica e malinconica, propria della cosiddetta “Pop Art” italiana (Angeli, Festa, Ceroli), ai plasticismi cromatici e alle mitologie rinnovate della Transavanguardia, ai postmoderni enigmi metafisici e alle colte riletture dell’Anacronismo, senza dimenticare straordinarie figure di artisti che la loro complessità culturale ed espressiva rende difficilmente classificabili, come Ugo Attardi, Fabrizio Clerici, Vettor Pisani, o il grande scultore pescarese Pietro Cascella.

Collocandosi in questa prospettiva di ricerca, la mostra dell’Edizione 2016 del Premio Vasto di Arte Contemporanea vuole dunque assumere un profilo insieme storico e attuale, focalizzando l’attenzione dell’osservatore su alcuni artisti – profondamente storicizzati o attualmente operativi – del contesto italiano moderno e contemporaneo – dagli anni ‘30 ad oggi – che, esplorando la dimensione dell’antico e del classico, l’abbiano interpretata scorgendo in essa le profonde radici della contemporaneità e cogliendone le potenzialità creative e le prospettive future. Artisti che, tessendo le fila di un rapporto vitale con la Storia culturale e artistica, hanno saputo valorizzarne nello stesso tempo la forza espressiva della materia e della forma e le suggestioni emotive e concettuali.

Uno degli spunti da cui parte il progetto della mostra è costituito dal panorama storico e teorico delineato dal libro di Salvatore Settis, Futuro del “classico” (Einaudi, Torino, 2004). Secondo il grande studioso, i concetti di “classico” e di “classicismo”, nella cultura contemporanea, si profilano secondo due opposte tendenze : da una parte, nella cultura “generale”, il discorso sul “classico” appare sempre più superficiale, stereotipato e banale, limitandosi all’estrapolazione di pochi frammenti visivi della classicità, svuotati del loro significato originario e contestuale; dall’altra, sul piano della ricerca scientifico-storiografica, la fisionomia del “classico” va facendosi sempre più complessa, metamorfica, “contaminata”: sfuma l’idea di una “purezza” del “classico” nelle sue radici greche, mentre si sviluppa quella della classicità come incrocio di culture e culti diversi, orientali e occidentali, continue metamorfosi formali e contaminazioni iconografiche e concettuali . Queste ricerche sono sfociate in libri importanti come Il Dio a venire, di Manfred Franck (sul rapporto tra culto dionisiaco e cristianesimo), o Atena neraLe radici afroasiatiche della civiltà classica, di Martin Bernal (il quale sostiene che la cultura greca classica abbia subito notevoli influssi da quella fenicia e da quella egizia).

Negli artisti visivi italiani presenti in questa mostra risulta particolarmente evidente proprio la tendenza a esprimere questa complessità, ambiguità e polimorfismo del “classico”, messi in evidenza dagli studiosi. Tendenza che dunque distanzia e differenzia profondamente questi artisti dall’uso comune e stereotipato dell’idea di “classico” e di “antico”. Nel lavoro di questi artisti si accavallano e interferiscono temi, tecniche ed elaborazioni fantastiche, motivi metafisici e alchemici s’intrecciano con suggestioni classiche e richiami al mito, talora reinterpretati in chiave iper-moderna, con l’ausilio di tecniche fotografiche digitali : si manifesta qui un’idea del classico che ben si attaglia all’inquietudine degli artisti contemporanei, anzi, in qualche modo appare in grado di stimolarla e accrescerla. Un’idea che implica la libertà di tràdere (tramandare) ma anche di tradire le forme, in un corto circuito continuo tra soggettività e percezione oggettiva del reale.

Il rapporto tra antico e moderno – tra tradizione e innovazione – diventa così un valore eversivo, e il classico non è mai la forma immutabile, ma la forma che si presta a infinite interpretazioni, metamorfosi e contaminazioni.

 

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